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Una muraglia impenetrabile. L'intervento netto del Quirinale contro le ingerenze del governo francese sul nuovo probabile esecutivo di centrodestra in Italia non deve in realtà sorprendere.
Il niet di Mattarella
Quel niet del Capo dello Stato di Sergio Mattarella alle insinuazioni della ministra degli Affari europei Laurence Boone - «Vigileremo sul rispetto dei diritti» - non deve e non può essere scambiato per un impeto sciovinista, magari venato da un sentimento anti-francese.
È, semmai, l'esatto contrario, spiega in queste ore chi conosce le mosse quirinalizie. Ribadendo che l'Italia «sa badare a se stessa», Mattarella ha piuttosto rimarcato con la penna rossa i confini di una sovranità che non può essere travalicata neanche all'interno di un'Unione europea che sulla rinuncia a una parte di sovranità pure poggia le sue fondamenta.
Né l'intervento del Capo dello Stato va letto nell'ottica di un endorsement politico a Giorgia Meloni e alla coalizione di centrodestra che ha vinto le elezioni e ora vede Palazzo Chigi. Come ribadiscono sui giornali gli esperti di Quirinale questa mattina, i due piani sono fondamentalmente diversi.
La sovranità
E solo uno riguarda da vicino le prerogative dell'inquilino del Colle: la tutela della sovranità del Paese.
È un monito che Mattarella riecheggia non da oggi. Lo scorso gennaio, in occasione del suo ultimo discorso alla Nazione prima della rielezione al Colle, passato alle cronache con un mantra, "L'Italia ce la farà", aveva ribadito un concetto simile.
«Spesso le cronache si incentrano sui punti di tensione e sulle fratture. Che esistono e non vanno nascoste. Ma soprattutto nei momenti di grave difficoltà nazionale emerge l’attitudine del nostro popolo a preservare la coesione del Paese, a sentirsi partecipe del medesimo destino». E ancora: «Unità istituzionale e unità morale sono le due espressioni di quel che ci tiene insieme. Di ciò su cui si fonda la Repubblica».
I paletti di Draghi
Non è un caso allora se di fronte all'ennesimo fuorigioco istituzionale dei cugini d'Oltralpe il Colle abbia ritenuto necessario intervenire. E soprattutto che alla campanella del Capo dello Stato siano seguite quelle delle altre istituzioni italiane. A partire dal premier Mario Draghi, che da settimane, già all'indomani della caduta del suo governo, lavora per garantire una transizione di potere ordinata agli occhi degli osservatori europei: mercati, cancellerie, istituzioni.
Un esempio su tutti: il discorso di commiato al Meeting di Rimini quest'estate. Con quell'auspicio rivolto tanto all'interno quanto a un'audience internazionale. «Sono convinto che il prossimo governo, qualunque sia il suo colore poltiico, riuscirà a superare le difficioltà che oggi appaiono insormontabili. L'Italia ce la farà anche questa volta».
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Il Messaggero