OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Dopo la debacle dell’Occidente in Afghanistan e il disimpegno progressivo di Washington sugli scenari internazionali, Sergio Mattarella sferza l’Unione europea e ne indica la nuova frontiera: «Serve una politica estera e di sicurezza comune». Fronte sul quale la Ue «fin qui si è mossa troppo timidamente». Ed è un errore, un’occasione persa, perché «l’integrazione europea consente di giocare a livello internazionale sul piano economico» e anche militare, «una massa critica a tutto vantaggio dei popoli europei».
Afghanistan, la scossa del Colle
Il capo dello Stato recapita la sua bacchettata a Bruxelles e ai Ventisette in un messaggio al Forum Ambrosetti di Cernobbio. Mattarella nella sua analisi parte da come è stata affrontata l’aggressione del Covid: «L’Unione ha dimostrato, di fronte alla pandemia e alle sue conseguenze sul piano economico e sociale, una capacità di reazione efficace e tempestiva. Le azioni intraprese, sia sul terreno delle campagne di vaccinazione sia sul terreno del sostegno alle crisi sociali e alla ripresa economica, confermano la bontà delle scelte effettuate in direzione di una sovranità condivisa a livello continentale».
Ciò è stato possibile grazie a una «forte volontà politica», che è stata all’origine delle scelte proposte dalla Commissione Europea e sostenute dalla approvazione del Parlamento Europeo, consentendo «di superare le diverse sensibilità presenti nell’Unione e di dar vita a una dimensione operativa senza precedenti che costituisce una vera e propria svolta».
Secondo Mattarella però l’Unione non può considerarsi appagata.
L’APPELLO E IL J’ACCUSE
Ebbene, il successo conseguito contro la pandemia non deve restare isolato. Mattarella sollecita «analogo impegno» dell’Unione per «la causa della pace, dello sviluppo, della sicurezza e della stabilità internazionale»: «La globalizzazione dei mercati» richiede «che avvenga contemporaneamente alla diffusione dei diritti, per il raggiungimento della piena dignità delle persone in ogni angolo del mondo. Di qui la necessità di una politica estera e di sicurezza comune».
Materia su cui la Ue, appunto, «si è mossa, sin qui, troppo timidamente e che rappresenta, al contrario, la naturale continuazione di quella sovranità condivisa destinata anche a garantire, ai cittadini europei, la prosecuzione di una esperienza di crescita e progresso che non ha eguali». Perché «l’Europa non può permettersi di essere assente da scenari ed eventi le cui conseguenze si ribaltano sui Paesi che la compongono e dalla definizione delle regole che presiedono alle relazioni internazionali».
Le parole di Mattarella sono accolte con favore da Paolo Gentiloni: «Il Presidente ha riassunto molto bene quelle che saranno le priorità di Bruxelles nei prossimi mesi», dice il commissario europeo presente a Cernobbio, «è davvero indispensabile fare finalmente dei passi concreti verso la difesa comune europea: non si può essere un gigante economico senza avere una forza geopolitica maggiore». Sulla stessa linea il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, in queste ore a Washington per incontrare il suo omologo americano Lloyd Austin: «Serve una maggiore assunzione di responsabilità da parte dell’Unione, non in contrapposizione, ma in piena sinergia con la Nato. La promozione dello sviluppo di capacità militari europee deve essere interpretata come naturale e coerente azione di rafforzamento del pilastro europeo dell’Alleanza Atlantica». E questo anche perché «non possiamo ignorare l’epilogo drammatico dell’operazione» in Afghanistan, «ora dobbiamo tenere conto delle lezioni apprese».
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero