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È un allarme circostanziato. La Russia potrebbe cercare di interferire nelle elezioni europee di giugno. «Non per favorire l'uno o l'altro, ma per far crescere l'astensionismo». C'è da prenderlo sul serio, se a parlare è Alfredo Mantovano. Occhiali da sole e gilet, il sottosegretario a Palazzo Chigi con delega ai Servizi segreti passeggia fra i tendoni della Conferenza programmatica di Fratelli d'Italia a Pescara, un Atreju sulla spiaggia per lanciare la candidatura Ue di Giorgia Meloni, con la confidenza dell'uomo di partito, a destra da una vita. Ma non dimenticare il dossier sulla tua scrivania. E questo riguarda anche la sfida della leader di FdI e della destra in corsa per il test europeo. C'è un precedente, spiega Mantovano al Messaggero . «Lo hanno già fatto alle elezioni in Spagna». Quelle chiuse l'anno scorso dalla non-vittoria della destra spagnola che ha lasciato il premier socialista Pedro Sanchez al suo posto, sia pure pericolante.
«Anche in quel caso, non fu per favorire una parte politica - riprende il sottosegretario parlando delle ingerenze russe - ma per far crescere l'astensione, delegittimare un sistema intero.
LA LEGGE 194
È la politica interna a tener e banco, su questa spiaggia. E il protagonista della prima giornata è a suo modo Mantovano, che dal palco ha lanciato una doppia stoccata. Contro le opposizioni che all'indomani del 25 aprile accusano il governo di ambiguità sull'antifascismo: «Un remake dell'operazione etichettatura» che ora si può riproporre con «sovranista, populista o giocando con la categoria stato di diritto», è la replica al vetriolo di Mantovano. Poi contro l'Europa su un tema rovente nel dibattito pubblico, il diritto all'aborto che l'Europarlamento ha inserito una maggioranza fra i diritti fondamentali dell'Unione. «Capita che ci siano provvedimenti assunti in sede europea che vanno in palese contrasto con la norma istitutiva dell'Unione», è la dura replica di Mantovano, su questi temi fedelissimo interprete della linea Meloni. Di qui la promessa di cambiare rotta, qualora la destra vincesse a giugno. Sorride amaro il sottosegretario, sul polverone mediatico suscitato dalla sua uscita, «che altro posso dirvi, ho già detto abbastanza..». Poi ci tiene a sgombrare il campo: «Lalegge 194 non si tocca, resta lì».
Non si riferisce alla norma nel decreto Pnrr che ha aperto le porte dei consultori ai volontari pro-Vita, censurata in coro dalle opposizioni. Semmai «al diritto al lavoro, ad aiuti concreti alla maternità che stiamo cercando di garantire nelle leggi di bilancio. E che purtroppo hanno un arco temporale di dodici mesi, perché dobbiamo stare attenti ai conti ea spiacevoli sorprese, come gli effetti del Superbonus».
Fra. Bec.
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