«Al governo chiedo un piano straordinario per il Sud. Non pretendo maggiori risorse, sia chiaro, ma misure per consentirci di spendere bene e presto». Nello Musumeci,...
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Presidente, non è che con la scusa del piano sta rilanciando il “solito” piagnisteo sul Sud?
«Ma quale lagna? Semmai l’opposto. Propongo di istituire una cabina di regia a Roma che faccia scattare sanzioni inesorabili per le amministrazioni che non rispettano i tempi di realizzazione delle opere».
Ma le regioni del Sud non riescono a usare i fondi europei.
«Veramente la Sicilia, fra grandi fatiche, l’anno scorso ha impegnato 30 milioni in più rispetto a quelli disponibili».
Dunque la Regione Sicilia non è più un carrozzone?
«Non mi nascondo dietro un dito. So benissimo che con i suoi 14.000 dipendenti la Regione, purtroppo, è la prima industria dell’isola. Ho trovato una situazione disastrosa per responsabilità di tutti i governi regionali, indipendentemente dal colore politico. Però ci stiamo sforzando di invertire la rotta. Mentre parlo ci sono 40 bulldozer che stanno lavorando ad opere contro il dissesto idrogeologico, senza contare il piano contro la desertificazione del territorio, lo sforzo per ristrutturare l’80% delle scuole non antisismiche, la riapertura dei concorsi per migliorare la qualità dei servizi pubblici, i passi avanti per le zone economiche speciali nelle quali vorremmo attrarre nuove fabbriche. Infine non tutto va male: la Sicilia è la regione più cablata d’Italia».
Lei è un esponente del centro destra a capo di una Regione a statuto speciale. Come giudica il progetto di autonomia rafforzata voluto da alcune regioni del Nord e portato avanti durante il governo giallo-verde?
«Io sono autonomista nel Dna ma quel progetto è stato percepito male. E’ stato affrontato nel Palazzo. Invece occorreva aprire un tavolo con tutti i presidenti regionali. Non perché bisogna dare più soldi al Sud ma perché il principio di perequazione fiscale e infrastrutturale va rispettato».
E come vede questo centro-destra a trazione leghista?
«Gli italiani vogliono un cambiamento vero e lo vedono nella coalizione che oggi governa il maggior numero delle Regioni, con una guida forte. Siamo impegnati a stare assieme perché altrimenti l’elettorato ci punisce. Segnalo, però, un tema che dovremo risolvere: non possiamo consegnare l’area centrista né a Renzi né al Pd».
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Il Messaggero