Nessun cedimento alle pressioni interne né ai tentativi di utilizzare il deludente risultato elettorale sardo per delegittimare la sua leadership. Luigi Di Maio intende...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Governo, vertice tra Conte, Di Maio Salvini e Tria a Palazzo Chigi
Legittima difesa, slitta la discussione alla Camera. Di Maio: «Non ho chiesto di rimandarla»
Insomma, il capo M5s è e resta lui. Questo non significa che la nuova debacle elettorale verrà ancora una volta nascosta sotto il tappeto. Serve una nuova organizzazione nazionale e locale del Movimento per immaginare un'apertura a liste civiche sul territorio «in via sperimentale» e nuove regole per i consiglieri comunali, a partire dal superamento del limite dei due mandati necessario per valorizzare il loro ruolo sia in chiave nazionale che locale. E, serve, annuncia ancora il capo politico, una nuova strutturazione del movimento che veda la creazione di coordinatori regionali e responsabili verticali per temi, per coadiuvare il lavoro del governo con le istanze che vengono dal territorio, l'anello mancante che, secondo l'analisi del capo M5s sarebbe alla base degli insoddisfacenti risultati elettorali alle amministrative. Insomma una nuova «rivoluzione» dell'organizzazione interna, già passata per il fallimentare tentativo del «direttorio», da far digerire alla base attraverso una nuova consultazione on-line.
«Sono concentrato per creare i presupposti perché l'Italia possa crescere in tutti i settori nei prossimi 4 anni. Non sto pensando al mio terzo mandato» dice in una conferenza stampa che sembra più diretta a placare i parlamentari che la stampa. La fronda dei ribelli resta vigile e dai primi commenti anche delusa nelle aspettative dagli annunci un pò troppo soft fatti oggi dal capo politico. Ma mentre la fronda scalpita e prende di mira una parte dello staff della comunicazione metterci la faccia, andando oltre le riunioni 'carbonarè, sono ancora in pochi. Tra questi la senatrice Paola Nugnes che anche oggi non lesina nuovi attacchi.«Il capo politico era e avrebbe dovuto restare Beppe Grillo, esterno al partito e non candidabile. Quindi - dice riferendosi al vicepremier - è falso che noi lo 'critichiamò perché al secondo mandato». La senatrice, come la collega Elena Fattori, è ormai nel mirino dei giudizio del collegio dei probiviri come le ricorda il capo politico. Anche Fattori lo attacca, criticando il suo doppio ruolo di vicepremier e capo M5s: «Non dovrebbe ricoprire tutti gli incarichi che sta ricoprendo» afferma e affonda: «la regola dei due mandati secondo me è una regola aurea».
Ma tensioni restano anche nei rapporti con la Lega ora che una nuova serie di nodi vengono al pettine: sulla legittima difesa, al momento, c'è in parlamento un rinvio tecnico («è una fake news che la vogliamo rimandare» dice Di Maio) e sulla Tav aleggia lo spettro delle nuove consultazioni in Piemonte, che arriveranno insieme alle europee. Dove sì la conta dei voti M5s e quelli della Lega sarà decisiva. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero