«Al rientro in Italia, Luigi avrà a che fare con un altro teatro di guerra: quello del M5S». La battuta (non originalissima) circolava ieri con una certa...
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M5S, la tagliola regionali per Di Maio: sotto il 5% Grillo cambia leader
IL CAOS
La notizia arricchisce così uno scenario di crisi molto complicato per Di Maio. All'assemblea congiunta infatti sarà letto un documento scritto e firmato da una decina di senatori (ma le adesioni potrebbero aumentare) in cui sarà messo in mora il capo politico del M5S. Gli si chiederà, con le buone, di scegliere tra il ruolo di capo politico e quello di ministro «perché entrambe le funzioni, soprattutto in questo momento storico, non sono compatibili», dice il senatore M5S Mattia Crucioli, tra gli estensori del documento.
Il secondo punto, invece, chiede che venga modificato lo statuto del gruppo grillino al Senato, soprattutto nella parte che riguarda il ruolo della piattaforma Rousseau. «Dobbiamo essere coinvolti nella formulazione del quesito e nei tempi con il quale viene proposto nel caso di decisioni che interessano noi senatori». In poche parole, con questo punto, i grillini di Palazzo Madama mettono di nuovo in discussione i vertici del Movimento che dettano i tempi delle consultazioni. A partire da Davide Casaleggio che ha le chiavi della piattaforma. Comunque sia, si preannuncia come un doppio attacco concentrico a Di Maio che in queste ore è impegnato a far smentire la possibilità che possa lasciare la guida del Movimento, un'eventualità che rimbalza con insistenza con tempi diversi.
All'ordine del giorno dell'assemblea di questa sera c'è il caos sulle restituzioni che in qualche modo si lega con le uscite dal Movimento. Nelle ultime ore c'è stata, spiegano dai vertici M5S, una vera e propria corsa a rendicontare per mettersi in regola. «Basti pensare che, durante la riunione dei probiviri, in 25 parlamentari sono rientrati nei ranghi». Sono previste poche espulsioni per i super morosi e una decina di sospensioni che porteranno comunque i parlamentari grillini verso il Misto.
La segnalazione ai probiviri partirà nei prossimi giorni, poi ne dovranno passare dieci per arrivare alle sanzioni. In generale sul sistema delle restituzioni, non mancano le polemiche anche di chi è in regola. Come il deputato Paolo Lattanzio che spiega: «Le donazioni ad un fondo dello Stato, sono cosa ben diversa dalle donazioni ad un fondo privato. E capisco che questo abbia indisposto molti colleghi, che del resto non hanno ricevuto alcuna risposta alle numerose domande sollevate da gennaio 2019 ad oggi».
Nell'aria c'è molto fermento e anche il senatore Gianluiuigi Paragone è più che mai attivo. In queste ore sta contattando più di un parlamentare scontento per «raccogliere impressioni sul futuro». Un futuro che porta a una scossa nel M5S. Di Maio nel corso dell'ultimo incontro con Nicola Zingaretti gli ha confessato che «se non reggo io, poi c'è Di Battista e quindi la stabilità del governo sarebbe davvero a rischio». Un modo, forse, per appoggiarsi al Pd in una fase di enorme debolezza del capo politico, inseguito dalla parole «dimissioni». Un'ipotesi che anche a Palazzo Chigi iniziano a vedere come plausibile. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero