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Nel Governo del tecnico per eccellenza, Mario Draghi, mantiene alla guida del Viminale Luciana Lamorgese, ex prefetta Sergio Mattarella per raffreddare la temperatura delle polemiche dopo la gestione muscolare e fortemente politica del suo predecessore al ministero dell'Interno, Matteo Salvini, e consigliere di Stato richiamata lo scorso Esecutivo dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. E di doti diplomatiche e di equilibrio ci sarà bisogno nella delicata posizione di chi guida le forze di polizia e tratta temi delicati - immigrazione in primis - con alle spalle una così composita. Potentina, 68 anni a settembre, due figli, laurea in Giurisprudenza, Lamorgese è entrata in carriera al Viminale nel lontano 1979 e lì ha fatto tutta la trafila fino ad occuparne la poltrona più prestigiosa.
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Tra i vari ruoli ricoperti è stata prefetta di Venezia, capo di Gabinetto del ministro dell'Interno e prefetto di Milano come ultimo incarico prima di concludere il servizio nel 2018.
Nonostante il suo 'basso profilo ed una naturale inclinazione a sfuggire alle polemiche, Lamorgese è ovviamente più volte entrata nel mirino di Matteo Salvini, arrivato anche a chiederne le dimissioni. Sarà interessante ora verificare la convivenza nel nuovo Governo sostenuto anche dalla Lega. Difficile comunque immaginare un cambiamento di rotta da parte dell'ex prefetta rispetto a quella seguita finora anche nel solco delle indicazioni del Colle. Oltre all'immigrazione, è stata naturalmente la pandemia ad occupare un posto di rilievo nell'agenda del titolare del Viminale. Dall'ufficio del capo di Gabinetto nell'ultimo anno sono partite diverse indicazioni alle forze dell'ordine sui controlli da attivamente per evitare la propagazione del contagio. E più volte la ministra ha invitato a porre la massima attenzione sulla pioggia di fondi statali ed europei destinati all'economia nazionale. Si tratta di risorse che fanno gola alla criminalità organizzata che punta ad intascarle ed inquinare così il circuito legale. Problema che si ripropone - ingigantito - anche con il piano di recupero, i cui stanziamenti possono dunque essere attentamente monitorati per evitare infiltrazioni mafiose.
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