Covid, la variante fa male. Lockdown Germania, l’Italia prende tempo

La sintesi di Angela Merkel, cancelliera tedesca che ha deciso un severissimo lockdown per Pasqua in Germania, è poco incoraggiante: «Dobbiamo intervenire...

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La sintesi di Angela Merkel, cancelliera tedesca che ha deciso un severissimo lockdown per Pasqua in Germania, è poco incoraggiante: «Dobbiamo intervenire perché è come se fosse iniziata una nuova pandemia». Ancora: «Siamo di fronte a un aumento esponenziale dei contagi e a una nuova variante molto più letale». Ma la Germania non è l’unico Paese europeo a chiudere. Altri esempi: la Norvegia inasprisce le misure di contenimento, la Polonia sta per varare una serie di restrizioni per le prossime due settimane, l’Olanda estende il lockdown fino al 20 aprile. Il governo italiano per ora prende tempo.

All’origine delle scelte di diversi paesi europei non c’è solo la maggiore velocità dei contagi della variante inglese ormai dominante, ma anche una elevata capacità di causare casi più gravi. In linea di massima, se con la versione iniziale di Sars-CoV-2 finiva in terapia intensiva lo 0,5 per cento dei contagiati, oggi siamo attorno all’1. E questo è un problema. Patrizia Laurenti, professoressa associata di Igiene dell’Università Cattolica del Sacro Cuore-Policlinico Gemelli di Roma, che l’altro giorno ospite di SkyTg24 ha confermato questa valutazione, aggiunge: «La variante inglese ha mostrato non solo una maggiore diffusività, ma anche una maggiore aggressività. Detta in altri termini: aumentando la diffusività di un virus, aumenta anche la probabilità che all’interno della popolazione i soggetti più fragili siano contagiati. Sia chiaro: i vaccini fermano la variante inglese, per questo spingiamo perché si faccia presto. Più vacciniamo, prima conteniamo la diffusione delle varianti».

INVITO ALLA PRUDENZA

Parte da questo quadro l’indicazione del Comitato tecnico scientifico che chiede di mantenere prudenza almeno nei dieci giorni successivi a Pasqua, confermando quanto meno le attuali misure di contenimento che hanno sospeso la fascia gialla. Il governo valuterà l’andamento del contagio, nei prossimi giorni, prima di decidere. Il professor Corrado Spinella, direttore del Dipartimento di scienze fisiche del Cnr, ha sviluppato un algoritmo che analizza l’andamento dell’epidemia. Osserva: «Grazie alle misure adottate, abbiamo raggiunto il livello di mobilità (incontri medi giornalieri per persona) comparabile al plateau che avevamo toccato prima delle festività di fine 2020. In quel periodo (siamo ai primi di dicembre) avevamo, con questo livello di mobilità, una discesa nel numero dei casi. Adesso, con lo stesso livello di mobilità, il risultato è meno soddisfacente proprio per la presenza delle varianti a più alta trasmissibilità». In sintesi: bisogna essere prudenti e nel frattempo accelerare con la vaccinazioni.

INSIDIE

Ma non c’è il rallentamento dei nuovi casi positivi? Sì, ma lievissimo. E al contempo vediamo lontano il miglioramento della situazione degli ospedali e la diminuzione dei decessi: arriveranno se riusciremo ad abbassare la curva, ma ci sarà ancora da soffrire. Alcuni flash: nel Lazio oggi ci sono 346 pazienti in terapia intensiva, bisogna tornare al 2020, a inizio dicembre, per trovare numeri più alti. Lo stesso sta succedendo nel resto del Paese, visto che anche ieri ci sono stati 317 nuovi ingressi in terapia intensiva che hanno portato il totale dei posti occupati da pazienti Covid a 3.546, 36 in più del giorno prima. Sul totale dei ricoveri, siamo già a 31.974, con un incremento di 415 unità. Sia per la terapia intensiva sia per l’area medica è da dicembre scorso che non si raggiungevano valori così alti e la crescita, purtroppo, non si è fermata. Vale anche per i decessi: ieri sono stati 551, bisogna tornare a metà gennaio per trovare numeri più alti. La media settimanale continua a crescere e tra una o due settimane potremmo avere dati peggiori.

Torna la domanda: si può dire che c’è una frenata dei nuovi casi positivi? Si tratta di un leggera diminuzione, ma qualcosa si sta vedendo. Prendiamo come punto di riferimento i dati di ieri e raffrontiamoli con quelli del martedì delle due settimane prevedenti. Ieri sono stati rilevati 18.765 nuovi infetti, concentrati soprattutto in Lombardia, Piemonte e Veneto. Martedì 16 marzo i nuovi casi erano stati 20.396, martedì 9 marzo 19.749.
 

 

 

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Il Messaggero