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Un italiano su dieci è armato. In base ai dati dell’organizzazione Small arms survey si stima che nel nostro Paese ci siano 8,6 milioni di armi da fuoco tra la popolazione civile, escluse quelle detenute da esercito e forze dell’ordine. I numeri tuttavia sono incerti, e già questo basta per capire quanto la situazione sia pericolosa: meno si conoscono le cifre reali del fenomeno e più elevato è il rischio che un’arma finisca nelle mani sbagliate. L’ultimo sondaggio nazionale ufficiale risale al 2020 ed è stato realizzato dal Censis, secondo cui sei milioni di italiani tengono un arma in casa per difesa. Ben 2,6 milioni in meno rispetto a quanto calcolato dal centro di studi internazionali di Ginevra specializzata nell’analisi dei mercati e delle conseguenze del commercio internazionale di armi leggere.
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Il nulla osta
Le leggi sulle armi da fuoco sono particolarmente articolate e definiscono con estrema precisione quali armi sia consentito detenere o trasportare, per quale scopo e a che condizioni. In termini generali nel nostro Paese non è difficile possedere un’arma. Per acquistarla e tenerla in casa è sufficiente un “nulla osta” e denunciare alla polizia la volontà di custodirla nella propria abitazione. Il nulla osta è un documento che si può ottenere online, i requisiti sono: essere incensurati, avere un certificato medico che attesti la salute fisica e mentale e avere un’abilitazione all’uso di armi (attraverso un corso di poche ore al poligono). Con questo permesso dal 2018 si possono detenere tre armi comuni - le pistole, per esempio – sei armi per uso sportivo e un qualsiasi numero di fucili da caccia. Regola fondamentale del nulla osta: è vietato portare l’arma posseduta fuori dalla propria abitazione. Attualmente non si sa quanti siano i nulla osta approvati in Italia.
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Porto d'armi. E poi c’è il porto d’armi, ovvero la licenza grazie alla quale l’arma può essere portata anche all’esterno. I dati forniti dalla polizia di Stato indicano che nel 2020 c’erano 1,3 milioni di licenze valide e che in un anno erano aumentate di quasi il 10%. Quando si parla di licenze per le armi, la differenza tra il nulla osta all’acquisto e il porto d’armi è fondamentale. Con il primo si possono comprare armi e munizioni e trasportare fino al proprio domicilio, dove devono rimanere. Il porto d’armi, concesso per uso sportivo, caccia o difesa personale, dà invece maggiori possibilità di movimento. L’arma può essere portata fuori casa dal proprietario per allenarsi al poligono di tiro o andare a caccia. Solo nel caso della difesa personale l’arma può essere tenuta con sé in ogni momento. I dati della polizia fotografano i permessi in corso di validità per le varie categorie: caccia, sport, difesa personale e guardie giurate.
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La testata web “Pagella politica” ha rielaborato i dati degli ultimi sette anni, dal 2013 al 2020, dai quali si evince che il numero totale di licenze valide è aumentato del 9,6, passando da circa 1,2 milioni nel 2013 a circa 1,3 milioni (1.288.476) nel 2020.
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Armi, chi può avere la licenza
Il nulla osta è un documento che si può ottenere abbastanza agilmente con pochi passaggi e un numero limitato di documenti, mentre il porto d’armi ha più tipologie. Può essere chiesto per difesa personale, in questo caso è valido un anno e permette il porto d’armi fuori dalla propria abitazione. Per uso sportivo: consente di utilizzare la propria arma solamente per esercitare tiro a volo o tiro a segno in un centro di esercitazione. L’arma durante il tragitto che conduce al centro di esercitazione deve essere scarica. Porto d’armi per uso venatorio: è per i fucili da caccia, che possono essere utilizzati soltanto nei periodi della stagione venatoria e nelle zone autorizzate. Sempre escluse dalla possibilità di ricevere il porto d’armi sono le persone condannate a pene «restrittive della libertà personale» – come il carcere o gli arresti domiciliari – superiori a tre anni, che sono state dichiarate delinquenti abituali o professionali. Oppure condannati per una serie di specifici delitti, come quelli contro lo Stato o l’ordine pubblico, ma anche furto, rapina ed estorsione (articoli 11 e 43 del Testo unico di pubblica sicurezza).
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Il Messaggero