Ius scholae, perché M5S cambia rotta per sbloccare la legge (e cosa cambia per i figli degli immigrati)

Ius scholae, perché M5S cambia rotta per sbloccare la legge (e cosa cambia per i figli degli immigrati)
Il Movimento 5Stelle, a dispetto della posizione dei presunti alleati del Pd, vira sullo ius culturae o ius scholae. La conferma arriva da Davide Crippa, capogruppo grillino alla...

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Il Movimento 5Stelle, a dispetto della posizione dei presunti alleati del Pd, vira sullo ius culturae o ius scholae. La conferma arriva da Davide Crippa, capogruppo grillino alla Camera: «Il dibattito che si è riaperto sulla cittadinanza richiede risposte concrete e condivise, frutto del dialogo tra le forze politiche e la società civile. Un dialogo che deve partire mettendo da parte posizioni preconcette e ideologiche. Puntare sullo ius scholae, cioè sul diritto per i ragazzi figli di immigrati di diventare cittadini italiani dopo aver completato un ciclo di studi, può rappresentare un’importante soluzione. E il M5S non si tira indietro».

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Ius soli, la posizione di Pd e Leu

Il Pd e Leu, soprattutto dopo i numerosi successi italiani alle Olimpiadi di Tokyo di atleti figli di migranti, puntano invece sullo ius soli. Vale a dire il diritto ad acquisire la cittadinanza italiana per chi è nato nel nostro Paese, pur essendo figlio di stranieri. Insomma, un approccio più lasco nella concessione della cittadinanza, in quanto per ottenerla basta avere i natali nel nostro Paese e non serve il completamento di un ciclo di studi. Il segretario del Pd, Enrico Letta, pur di portare avanti la legge sarebbe disposto a ripiegare sullo ius culturae. Ma Giuseppe Conte tentenna e diversi esponenti del MoVimento, da Virginia Raggi a Paola Taverna, ritengono che questa legge «non sia una priorità». Un modo per strizzare l’occhio agli elettori di destra in vista delle elezioni comunali di ottobre. L’ala sinistra dei 5Stelle, incarnata dal presidente della Camera Roberto Fico e dal ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, invece spinge apertamente per lo ius soli.

Ius soli tra guerra di parole e propaganda: quando entra nell'agenda di governo

Lo ius culturae o ius scholae era già tornato al centro del dibattito politico ad ottobre 2019, quando la commissione Affari costituzionali della Camera ha ricominciato l’iter per modificare la normativa in materia di cittadinanza. Ma Matteo Renzi, favorevole (per una volta) alla proposta dei 5Stelle, ricorda che il dibattito è iniziato ancora prima: «Da sempre sono favorevole allo ius culturae, c’era un testo già approvato alla Camera nel 2015 quando ero al governo. Altri lo hanno bloccato nel 2017».

Il capo di Italia viva dice il vero. Già nel 2015, la Camera aveva approvato una riforma che avrebbe introdotto lo ius culturae. Si prevedeva che potessero chiedere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni e che avessero frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico (cioè le scuole elementari o medie). Il disegno di legge prevedeva poi che i ragazzi nati all’estero ma arrivati in Italia fra i 12 e i 18 anni potessero ottenere la cittadinanza dopo aver abitato in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico. Ma la proposta lgislativa non venne mai approvata dal Senato e si arenò.

Matteo Salvini: «Ius soli non è una priorità»

Ora è tornata d’attualità: all’esame della commissione Affari costituzionali c’è una proposta a prima firma Renata Polverini. Il testo prevede che potranno chiedere la cittadinanza italiana i minori stranieri nati in Italia che vi abbiano risieduto legalmente senza interruzioni fino al termine positivo della scuola primaria (i cinque anni delle elementari). «L’acquisto della cittadinanza», si legge, «si configura pertanto come un diritto sottoposto a una condizione sospensiva, consistente nel compimento di un corso di istruzione che certifica l’avvenuta acquisizione delle conoscenze culturali e della formazione civica necessarie per una piena integrazione del giovane nella società italiana».

 

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Il Messaggero