Il rallentamento del Pil potrebbe far saltare il quadro dei conti pubblici concordato con fatica con Bruxelles e aprire le porte a una correzione in corso d'anno da 4-5...
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Al momento, comunque, è «troppo presto», come ha sottolineato anche il presidente della Bce Mario Draghi, per dire se servirà davvero una manovra correttiva. E, se il quadro resterà 'gestibilè, senza turbolenze sui mercati e impennate dello spread, che in queste settimane è tornato stabile seppure su un livello elevato (attorno ai 240 punti base), l'esecutivo gialloverde, in effetti, potrebbe non essere costretto a rimettere mano alle scelte fatte appena un mese fa. Intanto perché la stessa misura inserita a salvaguardia dei conti, il meccanismo di 'freezing' della spesa per 2 miliardi, non è una clausola di taglio automatico ma una facoltà che il governo si riserva di attuare se a metà anno l'andamento dell'economia dovesse discostarsi da quello programmato. Per come è stata scritta la norma, insomma, si potrebbe anche decidere ugualmente di sbloccare quelle spese.
Il loro congelamento, peraltro, non garantirebbe comunque di fare quadrare i conti, visto che 2 miliardi corrispondono a poco più dello 0,1% mentre ne servirebbero appunto almeno 4-5 se il deficit dovesse lievitare dal 2% al 2,3%. Un quadro che si potrebbe concretizzare se la crescita dovesse frenare davvero fino alla metà di quanto ipotizzato, dall'1% scritto nell'aggiornamento del quadro di finanza pubblica allo 0,6% stimato dalla Banca d'Italia o allo 0,4% ipotizzato dopo le ultime stime Istat dal presidente dell'Osservatorio sui conti pubblici Carlo Cottarelli. I numeri peggiori delle stime, potrebbero però per paradosso, dare una mano all'Italia. Una tesi che il governo ha sostenuto anche presentando la sua misura di bandiera, il reddito di cittadinanza, che potrebbe avere da un lato l'effetto di peggiorare il dato sulla disoccupazione (se ci sarà una iscrizione in massa ai centri per l'impiego) ma dall'altra incidere sull'output gap, criterio sul quale si basa il calcolo del deficit strutturale che è il vero parametro su cui Bruxelles basa il suo giudizio sul rispetto delle regole.
Di sicuro l'impatto della legge di Bilancio, e dell'introduzione del reddito, non si leggerà nelle stime d'inverno che la Commissione diffonderà la prossima settimana, il 7 febbraio, e che daranno conto solo del Pil.
Il Messaggero