Istituto Cattaneo: fra i sindaci poche donne e molti cinquantenni di istruzione medio-alta

Sindaci ad una manifestazione
Uomo, cinquantenne, con un livello di istruzione medio-alto, docente, architetto, ingegnere o impiegato: è l'identikit medio degli amministratori locali uscenti negli...

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Uomo, cinquantenne, con un livello di istruzione medio-alto, docente, architetto, ingegnere o impiegato: è l'identikit medio degli amministratori locali uscenti negli oltre tremila comuni italiani che domenica 26 maggio sono chiamati alle urne per l'elezione del sindaco e per il rinnovo dei consigli comunali. A scattare la fotografia è l'Istituto Cattaneo di Bologna.


Dall'analisi, firmata da Marco Valbruzzi con Ana Carolina Pieruci Florenzano, emerge che nell'attuale composizione delle giunte comunali c'è ancora un forte sbilanciamento a vantaggio degli uomini sulle donne: tra gli oltre 14mila amministratori locali considerati, appena un terzo (32,7%) è di genere femminile. Il rapporto è meno sbilanciato nei comuni superiori ai 15mila abitanti dove la presenza femminile arriva quasi al 40% (39,7%). L'equilibrio di genere è più elevato nelle regioni "rosse" (Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche).

Quanto all'età, in media un amministratore locale in Italia ha 52 anni. L'età media più bassa (49 anni) nelle regioni rosse, mentre quella più anziana (53) nelle regioni del Nord-ovest, soprattutto nei comuni inferiori ai 15mila abitanti. I giovani under 30 sono appena il 4% della classe politica locale. Per il livello d'istruzione l'Istituto rileva un'alta
percentuale di diplomati (45%) o laureati (39%). Il 14% degli amministratori ha licenza media e il 2% la licenza elementare.

La percentuale maggiore di laureati (73,3%) nei comuni superiori ai 15mila abitanti al Sud, mentre quella minore (32,4%) nei comuni inferiori nel Nord-ovest.

Sul fronte delle professioni, l'analisi - circoscritta ai sindaci uscenti nei comuni al voto - evidenzia che la fanno da
padrone docenti, architetti e ingegneri (26,3%). Poi figurano gli impiegati (22,7%) e infine pensionati, studenti o
disoccupati (9,3%). Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero