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È una delle grande promesse del programma giudiziario del centrodestra entrato a Palazzo Chigi un anno fa. Ma anche un terreno scivoloso, dove può attecchire un nuovo scontro tra governo e magistratura. Lungo l’autostrada su cui correrà la riforma della Giustizia targata Carlo Nordio le intercettazioni sono il prossimo casello.
Divieto di intercettare le conversazioni tra indagato e avvocato, «salvo che l’autorità giudiziaria abbia fondato motivo di ritenere che si tratti di corpo del reato». Stop al sequestro indiscriminato dei dispositivi elettronici: tablet, smartphone, pc. E ancora, un freno all’uso del trojan, il “captatore” informatico che permette ai pm di conoscere vita e miracoli di chi è indagato. Anche quando non è strettamente necessario ai fini delle indagini. Per comporre la sagoma della nuova riforma a cui lavora il ministero della Giustizia bisogna unire i puntini.
GLI INTERVENTI
Da un lato l’indagine conoscitiva sulle intercettazioni della Commissione Giustizia al Senato, presieduta dalla leghista Giulia Bongiorno. Dall’altro il lavoro degli uffici tecnici a via Arenula. Sul decreto che «inciderà radicalmente sulle intercettazioni», così ha detto ieri il Guardasigilli al Corriere, il governo si muoverà in tempi rapidi. L’obiettivo dichiarato è garantire la «parità tra accusa e difesa». Come? Ad esempio assicurando «l’inviolabilità delle comunicazioni» tra difensore e assistito. Una tutela prevista dal Codice penale così come da diverse sentenze della Cassazione, dall’Ue e dalla Cedu, ma spesso scavalcata nella pratica.
La nuova disciplina, anche questa anticipata in una proposta di legge a firma di FI, obbligherà il pm a fermarsi a una sola proroga delle captazioni telefoniche se «nel corso degli ultimi due periodi di intercettazione precedenti, comunque autorizzati, non siano emersi elementi investigativi utili alle indagini». Nella riforma confluirà poi una norma che equipara alle intercettazioni il sequestro di dispositivi elettronici come smartphone, pc e tablet e prevede dunque le stesse garanzie per l’indagato: il pm potrà estrarre solo le informazioni essenziali alle indagini e prima dovrà procedere alla «duplicazione integrale» dei dispositivi su altri supporti informatici, per consentire all’indagato di verificare eventuali manomissioni.
IL NODO TROJAN
Più delicata - e per questo se ne occuperà direttamente Nordio - la revisione della normativa sul “trojan”, il captatore informatico utilizzato dai giudici nelle intercettazioni. Sempre a garanzia della difesa, un’idea sul tavolo prevede di introdurre un sistema di “tracciamento” del trojan - tramite la tecnologia blockchain - per poter ricostruire il percorso del “virus”nei dispositivi interessati, il tempo trascorso al loro interno, le informazioni effettivamente captate. Ma su questo terreno si procederà con cautela, cercando la massima convergenza con le procure.
Il Messaggero