Continua la battaglia a tutto campo per fronteggiare l'addio di ArcelorMittal al polo siderurgico italiano. Ma intanto alla richiesta del giudice di Milano di non interrompere...
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Chiuda, anzi no Industria in balia delle procure
«L'azienda - ha detto Giuseppe Romano, segretario generale Fiom Cgil Puglia e Taranto, dopo le comunicazioni ricevute a Taranto da ArcelorMittal - ha appena convocato i coordinatori di fabbrica e ha comunicato che sospende la procedura di spegnimento impianti e riapre gli uffici commerciali, per la vendita del prodotto, in attesa della sentenza del Tribunale di Milano. L'Afo2 al momento resta attivo».
«A seguito della recente richiesta dei Commissari dell'Ilva al Tribunale di Milano volta all'ottenimento di provvedimenti provvisori relativi all'acciaieria di Taranto, AM InvestCo Italy - puntualizza Mittal in una nota - prende atto e saluta con favore l'odierna decisione del Tribunale di non accogliere la richiesta di emettere un'ordinanza provvisoria senza prima aver sentito tutte le parti.
L'annuncio dell'azienda è arrivato dopo che Claudio Marangoni, il presidente della sezione specializzata in materia d'impresa del tribunale di Milano che ha fissato per il prossimo 27 novembre l'udienza sul ricorso cautelare dei commissari ex Ilva, oggi ha invitato ArcelorMittal «a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti» dello stabilimento siderurgico.
Il ricorso dei commissari. L'iniziativa di ArcelorMittal di sciogliere il contratto di affitto «nulla c'entra con le giustificazioni avanzate che non pervengono neppure ad un livello di dignitosa sostenibilità: essa è invece semplicemente strumentale alla dolosa intenzione di forzare con violenza e minacce un riassetto» dell'obbligo contrattuale «precedentemente negoziato (...) che il gruppo (...) evidentemente non ritiene più rispondente ai propri interessi». È quanto si legge nel ricorso cautelare d'urgenza dei commissari dell'ex Ilva. I comportamenti di ArcelorMittal per perseguire l'«illegittimo intento» di sciogliere il contratto d'affitto dell'ex Ilva «sono stati programmati» per «recare il maggior possibile livello di devastante offensività». È scritto nel ricorso cautelare depositato, tramite i legali, dagli ex commissari contro l'iniziativa del Gruppo avvenuta senza alcun «preavviso» e la disponibilità «ad un esame congiunto della situazione per l'adozione di un piano condiviso» per garantire la «continuità dell'attività».
L'inchiesta di Taranto. Il procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo, ha delegato alla Guardia di Finanza le indagini contro ignoti su presunte condotte illecite di ArcelorMittal. Nell'inchiesta si ipotizzano i reati di 'Distruzione di mezzi di produzione' e 'Appropriazione indebita'. Quest'ultima ipotesi fa riferimento al fatto che i commissari di Ilva nella denuncia sostengono che il magazzino del siderurgico sia stato svuotato rispetto alla merce che vi era al momento della consegna. Stamattina vertice in Procura tra pm e Gdf. All'incontro erano presente il procuratore Capristo, che dirige l'inchiesta assieme al procuratore aggiunto Maurizio Carbone, e il pm Mariano Buccoliero, nuovo assegnatario del fascicolo. Nei prossimi giorni un'altra delega di indagine verrà conferita ai carabinieri del Noe e ai militari dell'Arma che si occupano della sicurezza sui luoghi di lavoro. Quindi, si terrà a breve una nuova riunione operativa. Successivamente potrebbe essere programmata l'audizione dei testimoni.
Il piano B del governo. Se ArcelorMittal non rivede la decisione di lasciare Taranto, per l'ex Ilva scatterà «l'amministrazione straordinaria, con un prestito ponte» da parte dello Stato in modo da riportare l'azienda sul mercato entro un paio d'anni. Così il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia ha risposto a 'Circo Massimo' su Radio Capital a chi gli chiedeva quale fosse il piano B del governo per l'ex Ilva.
«Mittal - ha aggiunto Boccia - ha posto un ricatto occupazionale inaccettabile, che il governo ha già respinto. E dunque deve assumersi le proprie responsabilità e rispettare le leggi della Repubblica italiana». E se non lo facesse? «C'è l'amministrazione straordinaria che ha salvato l'Ilva dal crack dei Riva - ha risposto il ministro - con un prestito ponte e con l'obiettivo di riportare entro uno-due anni, come previsto dalla legge, l'azienda sul mercato. Se fosse necessario lo rifaremo senza alcun problema. Alternativa non c'è». Solo una volta decisa l'amministrazione straordinaria «si deciderà se ci sono altre aziende dello Stato che possono entrare nella cordata. Io - ha concluso Boccia - penso che abbia assolutamente fondamento la possibilità che entrino altre aziende, tra cui Cdp, ma è un tema che si porranno i commissari».
La protesta dei lavoratori dell'indotto. Oggi si è svolta la protesta dei lavoratori dell'indotto dell'ex Ilva. Mezzi pesanti sono stati schierati davanti alla portineria dello stabilimento siderurgico in segno di protesta per i crediti vantati in generale dalle aziende dell'indotto (non sono dagli autotrasportatori) nei confronti dei gestori di ArcelorMittal. Al presidio sono arrivati e arriveranno anche da fuori regione. Sul posto sono arrivati il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e il presidente della Confindustria Taranto Antonio Marinaro.
L'incontro al Colle. Intanto i sindacati hanno incontrato il presidente Sergio Mattarella. Per il Capo dello Stato l'Ilva è un grande problema nazionale che va risolto con tutto l'impegno e la determinazione, non solo per le implicazioni importantissime sul piano occupazionale ma anche - ha detto ai sindacati - per quanto riguarda il sistema industriale italiano. Il capo dello Stato non è entrato in nessun modo sul come risolvere la crisi dato che spetta al governo. La richiesta di incontro è venuta dai sindacati, che hanno chiesto di vedere il Presidente e Mattarella, nel corso dell'incontro, avrebbe soprattutto ascoltato.
Il Messaggero