Banche, S&P taglia le previsioni. Ma Tria frena su intervento a sostegno

Banche, S&P taglia le previsioni. Ma Tria frena su intervento a sostegno
Il governo non sta lavorando a un'ipotesi di aiuto alle banche, perché il settore sta «progressivamente acquistando solidità», e la manovra non...

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Il governo non sta lavorando a un'ipotesi di aiuto alle banche, perché il settore sta «progressivamente acquistando solidità», e la manovra non produce alcun impatto sui loro conti. Il ministro dell'Economia Giovanni Tria ha rassicurato i mercati, puntando sulla «continua e decisa riduzione delle sofferenze» nei bilanci degli istituti di credito e incrociando le dita affinché lo spread continui a non superare di troppo i 300 punti.

Le agenzie di rating, però, non aiutano. In scia alla revisione del giudizio sull'Italia, S&P ha tagliato a negativo le previsioni su 11 banche italiane. Fra loro ci sono le due più grandi, Unicredit e Intesa, su cui, allo stato attuale, il giudizio è comunque rimasto stabile. È un dato di fatto che se il differenziale fra btp e bund dovesse salire molto, o dovesse mantenersi a livelli corposi, molti istituti anche medio-grandi andrebbero in affanno. Lo dicono gli analisti e lo ha confermato qualche giorno fa lo stesso Tria, definendo quota 320 «un livello che non possiamo considerare di mantenere troppo a lungo». Per questo, con toni e ricette diverse, i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio si sono poi avventurati nel terreno elettoralmente impervio del sostegno alle banche, assicurando che nessun istituto si troverà in difficoltà. «Il monitoraggio dei profili di rischio è continuo e scrupoloso», ha confermato Tria. E anche Bankitalia tiene gli occhi aperti.
Chi ha in mano le leve del governo, e chi manovra quelle delle banche, sa che deve mantenere un equilibrio delicatissimo: deve riconoscere i rischi, in modo da cercare o chiedere ricette per scongiurarli, ma non può spaventare i risparmiatori, per evitare spirali di sfiducia. E poi c'è la questione vigilanza e Unione europea, con norme che mettono non pochi paletti agli interventi statali e che impongono contrattazioni non indolori per azionisti e risparmiatori, come hanno dimostrato le crisi bancarie degli anni passati.

Per esempio, Tria ha ricordato che Banca Popolare di Bari e Carige non sono in «uno stato di dissesto o di rischio di dissesto» e quindi non ci sono i presupposti per utilizzare misure preventive di schemi di garanzia dei depositi. Anche i manager preferiscono usare toni tranquillizzanti. «Le banche sono solide», ha detto il consigliere delegato di Intesa, Carlo Messina, quindi, più che per lo spread, in Italia «c'è un problema di crescita, che va affrontato con investimenti». Una stoccata alla manovra l'ha data il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, contrario a «ogni ipotesi di aumento delle imposte sulle banche che indebolirebbe la ripresa»
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Il Messaggero