Manovra, ok tra le proteste: FI lancia i gilet azzurri. Oggi al voto finale

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ROMA Nel caos fine all'ultimo minuto e a meno di 48 ore dal baratro dell'esercizio provvisorio ma la manovra è passata. Nessuna sorpresa dall'ennesimo voto di...

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ROMA Nel caos fine all'ultimo minuto e a meno di 48 ore dal baratro dell'esercizio provvisorio ma la manovra è passata. Nessuna sorpresa dall'ennesimo voto di fiducia: 327 si, 228 no, 1 astenuto.

Un voto piombato in uno scenario avvelenato da accuse reciproche, insulti, bagarre e ripetute sospensioni dei lavori dell'Aula. Fuori da Montecitorio la protesta del Pd cui si unisce quella, inusuale, di Forza Italia, che non solo interrompe i lavori di Montecitorio, coi deputati bardati di gilet azzurri al grido «basta tasse», ma annuncia di essere pronta a sua volta alla piazza.

Senza contare i sindacati pronti alla mobilitazione, i pensionati arrabbiati per il raffreddamento degli adeguamenti degli assegni e i sindaci in allarme per il rischio di dover tagliare i servizi o di essere costretti ad alzare le tasse.

«Il governo ha incassato l'ultima fiducia del 2018 su una manovra fatta sapendo che non ne farete un'altra e che scarica i costi sulle generazioni future», attacca il capogruppo Dem Graziano Delrio. Forza Italia consuma l'ennesimo strappo dall'ormai ex alleato leghista, accusato di alto tradimento. Il governo a trazione grillo-leghista ha prodotto una manovra che è «un mix di pauperismo e dilettantismo che l'Italia non può permettersi di subire a lungo», affonda Silvio Berlusconi mentre con una buona ora di ritardo i deputati cominciano a sfilare per la chiama davanti ai banchi del governo.

Ci sono quasi tutti, ad assistere, a partire dal premier Giuseppe Conte e dal ministro dell'Economia, Giovanni Tria. Presente Luigi Di Maio, assente (ma è senatore) Matteo Salvini. E assistono all'escalation di tensione in Aula, e di sfoghi delle opposizioni contro Fico, accusato dal Pd di partigianeria per non aver censurato le «offese» della deputata M5S Teresa Manzo, che ha accusato i dem «di un reato: difendere i truffatori delle banche», come dice Emanuele Fiano, uno dei più accalorati in Aula. Fico viene però difeso a spada tratta dal ministro pentastellato Riccardo Fraccaro.

LA REPLICA
Fanno «quello che facevamo noi e ci chiamavano squadristi e violenti», solo che «noi difendevamo i più deboli», dice ironico Di Maio, commentando sui social gli attacchi delle opposizioni, «nervose» perché oggi «vedono cadere tutte le teorie con cui hanno ipnotizzato gli italiani per anni». Il governo sta andando incontro ai bisogni di chi «si è sentito abbandonato fino al 4 marzo», con una manovra, aggiunge il ministro Fraccaro, con un testo non scritto sotto dettatura europea. Ecco spiegato «il ritardo» con cui arriva l'approvazione.
Tesi quest'ultima che Bruxelles giudica non veritiera. I tempi stretti della manovra italiana, ha sottolineato ieri da Bruxelles Marco Buti, responsabile della Direzione generale per gli Affari economici della Commissione europea, vanno imputati all'esecutivo italiano, visto che il primo alert della Commissione era partito il 5 ottobre, quasi due mesi fa. Non solo, l'accordo in extremis è stato trovato sui conti del 2019, non degli anni successivi. La Ue, insomma, fa sapere d'aver approvato «i numeri, non i contenuti della manovra».
Che saranno comunque sotto osservazione nei prossimi mesi quando si concretizzeranno le misure bandiera dei giallo-verdi, reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni.


Interventi che in questi giorni continuano a subire limature. Il reddito sarà dirottato per molti mesi (non più solo 5) alle imprese che assumeranno disoccupati mentre quota 100 dovrebbe contenere un incentivo per chi assume un giovane al posto di un lavoratore che va in pensione. Intanto oggi il dossier manovra scrive l'ltima pagina con il passaggio formale del voto finale. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero