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Beppe Grillo la definisce una offerta di «pacificazione». L’effetto che fa, però, al momento è proprio l’opposto. Il garante del M5s rilancia la proposta che sia lo Stato a pagare i tamponi ai lavoratori che non hanno voluto vaccinarsi e che dal 15 ottobre saranno obbligati a esibire il certificato verde. E determina così un’ulteriore spaccatura nel mondo politico, istituzionale e nell’opinione pubblica ancora turbata dagli assalti dei No pass di sabato scorso.
LA DIVISIONE
Come dall’inizio di questa vicenda, peraltro, la divisione tra chi sta da una parte e chi dall’altra non risponde a un criterio destra-sinistra o maggioranza-opposizione. Come Grillo la pensano Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Inoltre, sin dalle interlocuzioni con il governo avvenute quest’estate, anche i sindacati hanno avanzato la stessa richiesta. Qualche giorno fa, poi, sono stati i governatori della Lega, Luca Zaia e Massimiliano Fedriga - nessuno dei due considerato vicino a posizioni No vax - a sollevare il problema e a chiedere l’allungamento della durata dei test rapidi da 48 a 72 ore come al momento previsto soltanto per i molecolari. Contro questa concessione agli anti vaccino c’è prima di tutto il Pd, con il ministro del Lavoro Andrea Orlando, ma anche Italia viva, Leu, Coraggio Italia e Forza Italia. E qualche voce si leva persino dalle stesse fila dei pentastellati.
Beppe Grillo, va detto, non si limita semplicemente ad avanzare la richiesta al governo, ma si arma di cifre e anche di una precisa proposta operativa. «I lavoratori senza vaccino potrebbero essere 3-3,5 milioni, su 23 milioni di lavoratori, il 13%-15% circa.
La proposta viene considerata però irricevibile dal ministro dem Orlando il quale ricorda, peraltro, che il governo ha già previsto una calmierazione dei prezzi per i test in farmacia. «Far diventare il tampone gratuito significa dire sostanzialmente che chi si è vaccinato ha sbagliato. Io penso invece che noi dobbiamo dire che chi va a lavorare, e ancora non è convinto, può avere in qualche modo un trattamento parzialmente diverso da chi non deve andare a lavorare».
All’opposto, Matteo Salvini approfitta dell’uscita del garante M5s per rilanciare la sua richiesta di allungare la durata del test rapido. «Ho visto Grillo chiedere l’estensione della validità dei tamponi e di offrirli gratuitamente: meglio tardi che mai».
Sintonia assoluta con Giorgia Meloni, secondo cui «il minimo che devi fare è il tampone a 72 ore, gratuito, piuttosto che l’obbligo malcelato» al vaccino «tramite il green pass», altrimenti «poi è chiaro che la gente si arrabbia e si arrabbia senza essere fascista».
Parole lontanissme da quelle del capogruppo di Forza Italia al Senato, Anna Maria Bernini. «L’obiettivo resta quello di convincere gli indecisi, e la richiesta di garantire i tamponi gratuiti a spese dello Stato va nella direzione opposta, oltre a essere incompatibile dal punto di vista logistico e molto costosa finanziariamente».
IL DISSENSO
Un po’ a sorpresa a mostrare disappunto verso la proposta del fondatore M5s è anche il pentastellato Carlo Sibilia, attuale sottosegretario all’Interno, passato ormai stabilmente dal complottismo al governismo. «Ammesso e non concesso che ci sia 1 miliardo a disposizione, userei queste risorse per aiutare le famiglie che hanno avuto decessi a causa della pandemia. Va bene che si arrivi a prezzi calmierati per i tamponi, ma i vaccini sono gratuiti. Chi oggi non ha il green pass è un No vax».
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Il Messaggero