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Per entrare in classe, a settembre, docenti e bidelli dovranno esibire il Green pass altrimenti restano a casa, senza soldi. La norma, che era nell'aria da tempo, ha scatenato uno scossone nel mondo della scuola perché senza certificazione verde si può arrivare, nel giro di 5 giorni, alla sospensione dal lavoro per assenza ingiustificata.
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Vale per tutti, dai docenti al personale di segreteria, dagli addetti alle pulizie e alla vigilanza fino ai presidi e ai tecnici di laboratorio. Ad oggi, stando ai dati riportati dal ministro all'istruzione Patrizio Bianchi, ufficialmente i non vaccinati sono il 14% del totale ma una stima realistica li riduce al 10%, di cui fanno parte ovviamente anche tutte quelle persone che non possono vaccinarsi per motivi di salute e che, quindi, non verranno allontanati dal servizio. L'obiettivo ora è incentivare alla vaccinazione il maggior numero di persone che non hanno ancora aderito: «Dobbiamo fare tutto quello che è necessario per tornare in classe ed evitare la didattica a distanza - spiega Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale die presidi - ritengo che l'utilizzo del Green pass, un metodo più morbido rispetto all'obbligo vaccinale, sia un provvedimento positivo. E' in linea con quello che chiedevamo: è importante che si sia affermato il principio che chi si occupa di un servizio pubblico debba tutelare se stesso e gli altri».
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PROTOCOLLI DA SVELTIRE
Ora resta da affrontare una questione molto delicata, che riguarda il tracciamento e lo snellimento del protocollo per avviare la quarantena, in presenza di casi positivi, e per rendere omogeneo l'iter da seguire.
Non ci saranno più, quindi, casi come quello delle Regioni Campania o Puglia che stabilirono di tenere chiusi gli istituti per mesi. Ma l'arrivo del Green pass a scuola, con tanto di sospensione dopo i 5 giorni di assenza ingiustificata, è arrivato come un fulmine a ciel sereno: «Non siamo stati avvisati, abbiamo fatto incontri fino a questa mattina (ieri ndr) e nessuno ci ha mai detto niente - spiega Maddalena Gissi, segretaria nazionale della Cisl scuola - come sindacato non abbiamo mai avuto alcuna posizione pregiudiziale alla persuasione e alla diffusione di massa della vaccinazione tra il personale scolastico.
LA CAMPAGNA
Anzi, va ricordato che il 9 gennaio scorso la Cisl è partita con la campagna #vacciniamolascuola, prima ancora che lo facessero le istituzioni. Ora non meritiamo di trovarci di fronte ad una decisione unilaterale. Il Governo avrebbe dovuto coinvolgerci perché non si assumono decisioni, che mettono in discussione la vita lavorativa, senza avere avviato una discussione con le organizzazioni sindacali». Durante gli incontri, secondo fonti sindacali, si era parlato di introdurre un periodo di un mese di tempo per incentivare il personale non vax a vaccinarsi. Non si era parlato di sospensione.
E così la battaglia ora si sposta sul piano legale, i ricorsi in tribunale non mancheranno: «Siamo pronti a promuovere i ricorsi e la class action perché la dad - sottolinea Marcello pacifico, segretario dell'Anief - si può evitare se si aprono classi con 14 alunni per 35 metri quadri. La vaccinazione è auspicabile ma è inutile senza la distanza interpersonale in luoghi chiusi». E si apre lo scontro a meno di un mese dalla ripresa dell'anno scolastico: «Ci saranno sicuramente delle azioni legali - conclude la Gissi - anche perché se c'è un adulto non vaccinato, che viene sospeso e allontanato senza retribuzione, e poi escono dei contagi tra gli alunni, non vaccinati ma chiusi in ambienti piccoli, chiameremo in causa l'Inail e il ministero del lavoro».
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Il Messaggero