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Resta lo scoglio più difficile da aggirare. Chi pagherà i tamponi dei lavoratori non vaccinati? La parola gratis è bandita in seno al governo, salvo per i fragili esentati. Ma non è detto che non si trovi una via di mezzo: un prezzo ancora più calmierato rispetto agli attuali 15 euro. Anche in questo caso resterebbe però un nodo da sciogliere: chi paga la differenza? Ai sindacati, che ieri hanno ribadito la loro assoluta contrarietà a far ricadere il costo sulle spalle degli stessi lavoratori, il premier Draghi non ha fornito risposte «definitive». Ma ha fatto capire che non sarà lo Stato ad accollarsi l'onere. Non lo sta facendo per la scuola e i docenti, e non lo farà per gli altri lavoratori. «Abbiamo provato a trovare soluzioni alternative, ad esempio abbiamo proposto la gratuità dei tamponi fino alla fine di quest'anno. Ma non mi pare che ci sia questa disponibilità» racconta il leader Uil, PierPaolo Bombardieri all'uscita dell'incontro a Palazzo Chigi.
Green pass, “totem” o un addetto per le verifiche in azienda. Nel pubblico ipotesi app
LA SPINTA
Il Green pass - è quanto i sindacati si sono sentiti dire dal governo durante la riunione - «è lo strumento per aumentare la propensione a vaccinarsi nella popolazione, per convincere le persone a farsi inoculare il siero anti-Covid. Se i tamponi fossero gratuiti, dal punto di vista dell'effetto deterrente, il Gren pass avrebbe le armi spuntate. Di gratuito c'è già il vaccino».
Una tesi che non convince per niente i sindacati. «Secondo noi la gratuità del tampone favorirebbe il consenso e non la divisione» nei confronti del lasciapassare, osserva il numero uno Cgil, Maurizio Landini.
Green pass obbligatorio per statali e privati, sospeso il dipendente che ne è sprovvisto
Ieri a Palazzo Chigi non erano stati convocati i datori di lavoro. La posizione di Confindustria è arcinota: si al Green pass, no al costo dei tamponi a carico delle aziende. Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, dopo l'incontro con Cgil Cisl e Uil della scorsa settimana, aveva tentato la carta Pantalone: paghi lo Stato. E ieri dalle varie Confindustrie regionali - Liguria, Veneto, Piemonte, Campania, Puglia, Calabria, Sardegna, Sicilia - è stato un susseguirsi di dichiarazioni per ribadire che no, il costo dei tamponi, non può gravare sulle imprese.
LE CIFRE
Le cifre in ballo sono enormi, chiunque alla fine dovrà pagarle. Stime ufficiali non ce ne sono. Ma si possono fare due conti a spanne: i lavoratori dipendenti privati, secondo l'Istat, sono poco meno di 18 milioni. In Italia attualmente circa il 20% della popolazione maggiorenne non è ancora vaccinato. Si può assumere che questa percentuale sia valida anche tra i lavoratori. Il che porterebbe a circa 3 milioni e 600.000 i dipendenti non vaccinati. Che, per entrare in azienda o in ufficio, dovranno farsi il tampone ogni due giorni. Ovvero tre tamponi a settimana. All'attuale costo (tra l'altro la calmierazione in questo momento vige solo fine a fine settembre) di 15 euro a tampone, significa 45 euro a dipendente a settimana. Sulla platea complessiva dei 3 milioni e 600.000 il conto sarebbe stratosferico: ben 162 milioni di euro a settimana.
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Il Messaggero