Governo, battaglia tra M5S sui vice. Duello Castelli-Buffagni al Mef. Fiano e Sibilia per il Viminale

L'obiettivo del premier Giuseppe Conte è chiudere anche la partita delle nomine dei sottosegretari in quarantotto ore. Possibile, ma non semplice. Anche perché...

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L'obiettivo del premier Giuseppe Conte è chiudere anche la partita delle nomine dei sottosegretari in quarantotto ore. Possibile, ma non semplice. Anche perché non si può attingere dal Senato, o bisogna farlo con parsimonia, per non mettere a repentaglio i numeri della maggioranza. Nel Movimento 5 Stelle i rappresentanti delle varie commissioni forniranno una rosa di cinque nomi per ogni ministero, in modo da promuovere coloro che in questi mesi hanno lavorato meglio e dimostrato competenze. La decisione finale spetterà a Luigi Di Maio, ad eccezione di quelli alla presidenza del Consiglio per i quali Conte si è riservato il diritto di scelta.


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DUALISMO
In questo quadro, tra i 5 Stelle c'è ancora un dualismo non risolto tra Laura Castelli e Stefano Buffagni per il posto di viceministro dell'Economia. Verso la conferma al Viminale Carlo Sibilia, mentre un altro sottosegretario all'Interno potrebbe essere Giuseppe Brescia, molto vicino al presidente della Camera, Roberto Fico, elemento che fa ipotizzare una discontinuità rispetto al precedente governo. Luigi Gallo, attuale presidente della commissione Cultura alla Camera è in corsa per il posto di sottosegretario al Mibac. Francesco D'Uva, capogruppo alla Camera, è tra i papabili per essere nominato sottosegretario (Rapporti con il Parlamento o Cultura), così come alla Scuola, Nicola Morra, uno dei sostenitori dell'alleanza M5S-Pd. Per l'Istruzione si parla anche di Lucia Azzolina. Pochi dubbi, salvo sorprese, su Manlio Di Stefano e la sua riconferma agli Esteri.

PASSAGGI
Infine, c'è da valutare se la vicinanza a Beppe Grillo consentirà a Filippo Nogarin, ex sindaco di Livorno e primo dei non eletti del centro Italia alle Europee, di ambire a un posto da sottosegretario alle Infrastrutture o all'Innovazione (in alternativa per lui si ipotizza la candidatura alla presidenza della Regione Toscana che andrà al voto nel 2020).
E il Partito democratico? Anche in questo caso le caselle sono ancora da riempire. Antonio Misiani, ex tesoriere dei Dem, ha molte possibilità di finire al Mef. E viene dato come inamovibile Emanuele Fiano all'Interno. Più indecifrabile il percorso di due assessori regionali del Lazio, nella giunta guidata da Nicola Zingaretti. Per Gian Paolo Manzella (attuale assessore allo Sviluppo economico) si parla di Innovazione, Mise o Affari europei; Lorenza Bonaccorsi, se si concretizzerà il passaggio dalla Regione al Governo, in teoria dovrebbe restare nel settore che segue attualmente, il Turismo.

OUTSIDER
Ma nel Pd sono molte le donne in pista di lancio: la modenese Giuditta Pini potrebbe essere scelta per le Politiche giovanili, Debora Serracchiani (nata a Roma, ma ex governatore del Friuli-Venezia Giulia) potrebbe finire al Lavoro, la renziana Anna Ascani alla Pubblica istruzione. Tra le outsider romane c'è chi vorrebbe Monica Cirinnà, promotrice della legge sulle unioni civile, alle Pari opportunità, nel mondo dello sport c'è chi spera nella scelta di Patrizia Prestipinoper il sottosegretario di quel ministero.
 


Per quanto riguarda i posti più pesanti, per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'Editoria sono sempre concrete le ipotesi di Walter Verini e di Salvatore Margiotta alla Giustizia. C'è poi da capire il destino di Roberto Morassut, già assessore in Campidoglio ai tempi di Veltroni, per il quale si era ipotizzato un posto di sottosegretario con delega alla Riforma di Roma Capitale, che sembra sfumare: potrebbe essere dirottato alle Infrastrutture o al Mise, ma anche nel suo caso la partita è ancora aperta. Da notare che c'è ancora incertezza sui numeri dell'assegnazione dei sottosegretari: una ventina al Movimento 5 Stelle, diciotto al Pd, uno a Leu. Non si esclude che uno possa andare al gruppo delle autonomie. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero