Governo Draghi, i ministri: spunta Colao allo Sviluppo economico. Probabile l'esclusione dei leader

Governo Draghi, i ministri: spunta Colao allo Sviluppo economico. Probabile l'esclusione dei leader
Potrebbe essere definito il governo delle seconde fila. Soprattutto se, tra giovedì e venerdì, il presidente del Consiglio incaricato dovesse leggere una lista di...

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Potrebbe essere definito il governo delle seconde fila. Soprattutto se, tra giovedì e venerdì, il presidente del Consiglio incaricato dovesse leggere una lista di ministri sprovvista di tutti i big dei partiti che lo appoggiano, e che sono tanti. L'idea di trovarsi in Consiglio dei ministri con Zingaretti seduto accanto a Salvini e più in là Conte o lo stesso Renzi (che però si è già sfilato), non è da salti di gioia. Meglio, quindi, limitarsi a qualche rappresentante dei partiti - anche se di peso - ma non con i segretari dentro.

La scelta di politici e tecnici è nelle mani di Draghi che intende valutare le opzioni, come sempre accade, con il Capo dello Stato che ha il potere di nomina. Una decisione che quindi avverrà dopo il secondo giro di consultazioni che inizia oggi e si concluderà non prima di mercoledì. E' molto probabile che alcuni ministeri chiave vengano assegnati a tecnici. In testa c'è il ministero dell'Economia dove da giorni resistono due nomi provenienti da Bankitalia, Daniele Franco e Luigi Federico Signorini, con l'aggiunta di Carlo Cottarelli.

 

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La conta

 

Per lo Sviluppo Economico si parla di Franco Bernabè oppure di Marcella Panucci ex dg di Confindustria o ancora di Vittorio Colao che ha già dato un suo contributo, poi ignorato, sul Recovery Plan. Per l'Università la rettrice della Sapienza Antonella Polimeni. Alla Giustizia Marta Cartabia o Paola Severino, mentre il ministero dell'Interno potrebbe finire ad altro prefetto con l'uscita della Lamorgese o andare ad Alessandro Pansa, ex capo della Polizia. Ministero ritenuto chiave dal presidente incaricato, e sul quale intende valutare bene i possibili candidati, è anche quello per i Rapporti con il Parlamento dove esprimerà una sua scelta come anche sul sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che potrebbero essere ben tre: Giorgetti (Lega), Orlando (Pd) e Patuanelli (M5S).

Molto dipenderà però da come Draghi pensa di accontentare gli appetiti dei partiti che hanno già messo a punto una sorta di spartizione sulla base dei pesi. Lo schema che parte da 21 poltrone ministeriali, prevede tre caselle al M5S, due a Pd, Lega e FI (centristi compresi) e un posto a Iv e Articolo1. In questo caso per i grillini, con Conte che si è tirato fuori dalla contesa, potrebbe restare Di Maio agli Esteri, mentre per gli altri due posti gareggiano D'Incà, Patuanelli e Buffagni. Il Pd potrebbe schierare Guerini, che potrebbe rimanere alla Difesa, e Orlando qualora Franceschini decidesse un passo indietro. Ma c'è l'incognita Zingaretti che, pressato dal partito, potrebbe scegliere il governo anche se rischia di scatenare analoga richiesta da parte soprattutto di Salvini. Nella Lega si dà per certo l'ingresso di Giorgetti, magari insieme al capogruppo Molinari.

Dentro Fi la sfida è aperta. In pole position c'è Antonio Tajani seguito dalle due capigruppo Gelmini e Bernini e dalla vicepresidente della Camera Carfagna. Per Iv potrebbe tornare Teresa Bellanova, magari insieme ad Ettore Rosato se i renziani riusciranno a strappare il secondo posto. La galassia centrista potrebbe schierare Calenda, Tabacci e Della Vedova e potrebbe essere utile a Draghi anche per deleghe dirette dalla presidenza del Consiglio. A cominciare da quella sui Servizi che è stata oggetto di contesa nel precedente esecutivo. In quota Leu c'è sempre Roberto Speranza che però potrebbe dover cedere il passo e favorire l'indicazione di un tecnico d'area che potrebbe contribuire a cambiare molto nella gestione del piano vaccinale.


 

 

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Il Messaggero