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Matteo Renzi in questi giorni al Senato lo ha detto più volte: “I partiti in questa fase in cui al governo pensa Draghi dovranno occuparsi, e lo farò anche io stesso, di ristrutturare il sistema politico. Così: con una destra finalmente moderata è legata al popolarismo europeo a cui pure la Lega si avvicinerà gradualmente dopo la svolta importante di queste settimane; una sinistra legata al socialismo europeo; e una area di centro liberale e riformista modello Macron e Vestager dove vorremo stare noi”. Insomma un nuovo tripolarismo nascerà. Anzi un quadripolarismo perché c’è anche la destra alla Meloni.
Ecco, la grande operazione che ha portato alla rimozione di Conte da Palazzo Chigi e all’arrivo di Draghi al governo favorisce una divisione di tipo europeo. Un’evoluzione che si può notare guardando l’assestamento del Pd su posizioni della sinistra laburista; la trasformazione della Lega, ancora da verificare, in una versione meno estremista e la nuova casa riformista che chi ha provocato la rivoluzione Draghi, cioè Renzi, aspira a guidare magari con pezzi di Forza Italia. È questo tri o quadripolarismo il possibile sbocco delle evoluzioni in corso. Una tendenziale tripartizione che all’incirca ricalcherà lo schema delle grandi famiglie europee: socialista, popolare, liberale. In più la Meloni che potrebbe in prospettiva riavvicinarsi alla Lega e a quel che resta del berlusconismo ma anche no. E con la Lega che potrebbe confermare la sua svolta moderata e giorgettiana e merkelista ma anche no.
Il Messaggero