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LA DIFESA
Milano, Ospedale Buzzi. Il "caso Mes" insegue Salvini mentre porta i regali di Natale ai bambini ricoverati. Le opposizioni chiedono al titolare del Mef e numero due della Lega di fare un passo indietro. Troppe le distanze con la sua stessa maggioranza sulla bocciatura del fondo salva-Stati alla Camera giovedì, accusano. Quel fondo che, ha ammesso lo stesso Giorgetti, il ministro dell'Economia «aveva interesse a firmare». «Abbiamo condiviso, scelto e fatto tutto per il bene degli italiani, ne sono e ne siamo orgogliosi» risponde secco Salvini. E si affretta subito, il "Capitano", a smentire le voci di un ministro, il suo, uscito "indebolito" dalla vicenda Mes. «Assolutamente no. Lascio che i giornali scrivano quello che desiderano, abbiamo fatto una grande cosa per l'Italia».
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Si dirada così, in una mattina di ante-vigilia, la nebbia che si era addensata sulla maggioranza dopo il voto alla Camera che ha affossato il fondo salva-Stati con il no di Lega e Fratelli d'Italia e l'astensione di Forza Italia e Noi Moderati.
IL PRESSING
Caso chiuso? Non esattamente. Se il centrodestra fa quadrato intorno al titolare dei conti pubblici, per le opposizioni Giorgetti è un bersaglio facile. «Il governo è incapace di stare in Ue con dignità», attacca il leader di Azione Carlo Calenda, «è stato fatto il contrario di ciò che serviva. La pagheremo». Mentre Pier Ferdinando Casini batte sui denti dolenti della maggioranza rispolverando uno dei tanti aneddoti Dc: «Ricordo un leader del partito che a proposito di un esponente di governo dell'epoca, mi diceva: "È un uomo intelligente, ma non è un ministro di polso, al massimo di polsino"», punge il senatore. Il fuoco di fila però rimbalza sullo scudo issato da Salvini per difendere il suo ministro e numero due. Giorgetti invece aspetta che la tempesta passi.Ai suoi stretti che lo hanno incalzato sulla bocciatura del Mes decisa dal tandem FdI-Lega il ministro dell'Economia ha confessato i timori per i mesi che verranno. Quando dovrà «spiegare di persona» lo schiaffo italiano ai partner europei che puntavano sullo scivolo per le banche previste dalla nuova versione del Meccanismo di stabilità. Si parte con l'Ecofin in programma il 17 gennaio. Ma il veterano lombardo del Carroccio non ne fa un dramma. Lo stop italiano al Mes, lo sa bene chi come lui da mesi deve rispondere alle domande dei partner Ue a Bruxelles, era stato messo in conto da tempo. È andata così. Lui invece, per il momento, non andrà da nessuna parte. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero