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Tutti a definirla così: «È la vittoria postuma del Cavaliere». E Antonio Tajani: «Berlusconi starà festeggiando da lassù». Sì, alle suppletive per il Senato nel collegio Monza-Brianza, che è stato quello del fondatore di Forza Italia, ha vinto Adriano Galliani nel nome di Silvio. E al momento di festeggiare, ieri sera, il patron del Monza calcio ed ex ad del Milan delle meraviglie non ballava sui tavoli né cantava a squarciagola Azzurra Libertà: «La verità è che mi sento ancora dentro un dolore infinito per la scomparsa di Silvio e non riesco a gioire come vorrei per questa bella vittoria, e allora lo faccio con moderazione». Appena ha visto i risultati, Galliani evitando trionfalismi ha telefonato a Marina Berlusconi e a Marta Fascina, la figlia prediletta e la vedova di Lui, per ringraziarle dell’appoggio ricevuto - la primogenita del Cav da subito disse che il seggio brianzolo andava dato a «zio Adriano» e la Fascina è addirittura uscita da Villa San Martino sempre nero vestita per andare lì accanto al seggio a votare per lui rompendo la propria infinita sparizione da lutto - e per sottolineare che non si sente il vero successore senatoriale di Silvio, pur essendolo appena diventato, perché Silvio è Silvio. Anche se Galliani nella sua autobiografia si atteggia, scherzosamente, a imperatore almeno nel titolo che fa il verso al capolavoro di Marguerite Yourcenar: «Le memorie di Adriano G».
E proprio un passaggio contenuto in questo volume, quello sull’anti-comunismo, ma senza esagerare e coniugandolo in maniera leggera dati i tempi non più novecenteschi, Galliani lo porterà in dote ai colleghi senatori del centrodestra: «La prima volta che incontrai Berlusconi lui mi chiese: lei di quale orientamento politico è? Io risposi: mio padre mi ha insegnato che i comunisti mangiano i bambini e io sono ancora fermo lì. Pensai di aver fatto una gaffe e invece Silvio si alzò dalla sedia e mi abbracciò».
Ma le questioni politico-territoriali che un neo-senatore (in realtà a Palazzo Madama Galliani già è stato senza spiccare per assiduità) deve affrontare c’entrano poco con Berlusconi e con i comunisti e Adriano ne preannuncia una a cui metterà testa: «Cercheremo di portare la metro di Milano fino a Monza».
Monza che è la sua città e una delle promesse ai concittadini è stata questa: «Vi giuro che se dovessi diventare senatore non venderò il Monza.
L’affluenza
Purtroppo in questo collegio Lombardia 6 hanno votato appena il 19,3 per cento dei 702mila aventi diritto. Il 25 settembre il tasso era stato del 71,05. Ma non è certo colpa di Galliani, visto che alle suppletive va sempre poca gente alle urne e in questo caso quasi soltanto gli anziani. Il neo-senatore ha la spiegazione: «Nessuno sapeva di questo appuntamento elettorale». Ora che torna in politica, il ruolo di Galliani sarà cruciale per questo motivo: farà da raccordo, nella linea di Tajani, tra partito, famiglia (Marina Berlusconi: «Il seggio va a un fraterno amico di mio padre, a una persona di grandissime qualità umane e professionali». Pier Silvio: «Bravo Adriano!») e Marta a cui, parola di Adriano, «voglio un bene immenso».
I toni gallianei della vittoria sono questi: «Avrei preferito che il seggio rimanesse al mio maestro di vita, alla mia guida, al mio tutto, che era Silvio Berlusconi. Il successo è dedicato a lui». Galliani ha fatto l’iper-brianzolo qual è e il patron super-tifoso («Il mio obiettivo è portare il Monza in Europa») e in hoc signo vinces. Localismo, berlusconismo anzitutto affettivo e pre-politico, ecumenismo e un naturale savoir faire: ed ecco spiegato il risultato di Adriano. Il quale, a Palazzo Madama, non sarà l’unico presidente di squadra di calcio nelle file di FIa. C’è anche, ed è tra i primi a complimentarsi con lui, Claudio Lotito. Lazio-Monza è finita in pareggio, 1 a 1. Ma quando, il prossimo 5 maggio, si giocherà Monza-Lazio per chi tiferanno i colleghi berlusconiani, per il senator Galliani o per il senator Lotito? Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero