Forza Italia, "terremoto" anti-Ronzulli: i vincitori sono Tajani e Meloni

Il cerchio magico si stringe, ecco le mosse di Berlusconi

Il cerchio magico si stringe. Dopo il caos che contribuì alla caduta del governo Draghi, e soprattutto dopo il continuo gioco al rilancio mal digerito da Giorgia Meloni,...

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Il cerchio magico si stringe. Dopo il caos che contribuì alla caduta del governo Draghi, e soprattutto dopo il continuo gioco al rilancio mal digerito da Giorgia Meloni, Forza Italia cambia per l’ennesima volta pelle. Con una nota serale Silvio Berlusconi ha infatti restituito a Paolo Barelli il ruolo di capogruppo già ricoperto nella passata legislatura, rimuovendo Alessandro Cattaneo con una malcelata “promozione” a vice-coordinatore azzurro. Una notizia che, dietro ai nomi, nasconde una battaglia intestina che va avanti da mesi e che - per ora - sfiora solamente la vera protagonista: Licia Ronzulli. L’ormai ex favorita del Cavaliere mantiene infatti il suo ruolo da capogruppo alla Camera, ma perde appunto Cattaneo, suo alfiere principale. Mossa, questa, che però prelude ad un nuovo assetto di Forza Italia in tutta la sua organizzazione. La longa manus ronzulliana, ampiamente estesasi negli ultimi anni grazie alla vicinanza della deputata e “quasi moglie” di Berlusconi Marta Fascina, verrà cioè estirpata. Tant’è che Alessandro Sorte è già stato nominato coordinatore del partito in Lombardia, al posto della stessa Ronzulli che paga non solo i risultati elettorali delle Regionali del 12 e 13 febbraio, ma anche certi suoi tentativi di abboccamento con i leghisti. 

Berlusconi cambia Forza Italia, vince la linea governista: Barelli capogruppo alla Camera al posto di Cattaneo. Ronzulli perde la Lombardia

 

Dietro la mini-rivoluzione azzurra facilitata anche da un massiccio schieramento dei deputati contro Cattaneo (si racconta di una raccolta firme con 33 contro su 44), c’è come sempre una donna. Stavolta la figlia dell’ex premier, Marina Berlusconi che - coordinandosi con il fedelissimo Gianni Letta e il vicepremier Antonio Tajani (a cui è vicinissimo Barelli) - sta guidando l’ennesimo cambiamento di pelle di un partito che appena 7-8 mesi fa ha perso alcuni dei suoi esponenti più noti. Da Maria Stella Gelmini a Mara Carfagna, fino a Renato Brunetta. Tutti esponenti di quell’ala governativa draghiana incarnata anche da Tajani. Un governismo che, applicato come modello all’attuale esecutivo, vede rafforzarsi inevitabilmente la vicinanza a Meloni in vista delle Europee del 2024. Elezioni in cui la traiettoria di Fi ed FdI è già destinata a sovrapporsi con l’accordo tra il Partito popolare europeo (di cui gli azzurri fanno parte) e quello Conservatore (di cui Meloni è presidente). Un patto in cui però ora bisognerà trovare una collocazione precisa anche per la neonata componente di FI più prossima alla Fascina. Oltre a Sorte infatti, paiono in ascesa Stefano Benigni e Tullio Ferrante. Giovani in rampa di lancio che nella riorganizzazione in arrivo ambiscono già a ritagliarsi un ruolo maggiormente operativo e più in vista.

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Il Messaggero