Fase 2, dal 4 maggio ipotesi ok spostamenti ma non tra Regioni. Al lavoro 2,7 milioni. Colao: esonerare 60enni. Conte: no

Entra nel vivo la preparazione della fase 2 dell'emergenza Coronavirus. Al termine del video incontro tra il premier Giuseppe Conte e  Vittorio Colao, capo...

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Entra nel vivo la preparazione della fase 2 dell'emergenza Coronavirus. Al termine del video incontro tra il premier Giuseppe Conte e  Vittorio Colao, capo della task force di esperti che si occupa della ripartenza, proprio quest'ultimo ha annunciato che l'allentamento delle misure restrittive per quanto riguarda il sistema economico dovrebbe coinvolgere al massimo 2,7 milioni di lavoratori. All'incontro hanno partecipato anche i sindacati. Si va verso l'ok dal 4 maggio agli spostamenti anche fuori dal proprio Comune e all'interno delle singole Regioni lasciando però in vigore i limiti alla mobilità intra-regionale. Niente di deciso, viene spiegato, ma questo sarebbe al momento l'orientamento prevalente.


Colao ha proposto inoltre di esonerare dal rientro al lavoro i lavoratori 60enni appartenenti ai comparti che dovrebbero riaprire dal 4 maggio ma Conte ha detto che esclude questa ipotesi. Il presidente uscente della Confindustria, Vincenzo Boccia ha chiesto di riaprire gradualmente alcune attività già dal 27 aprile e comunque di consentire di lavorare in modo da riaprire effettivamente in sicurezza dal 4 maggio.


Dal 4 maggio finirà insomma il lockdown con un primo allentamento delle misure restrittive. Ma sul tavolo del governo, a quanto si apprende, c'è anche l'ipotesi di rimettere in carreggiata anche le attività produttive che sono in grado di garantire la massima sicurezza ai propri dipendenti già a partire dal prossimo 27 aprile.

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Non si tratterebbe, dunque, solo di estendere la cosiddetta lista Ateco in capo al ministero dello Sviluppo economico, «ma consentire a chi è nelle condizioni di farlo» di riaprire i battenti, l'idea che sarebbe stata avanzata, riferiscono fonti di governo, da Vittorio Colao.
Secondo quanto è emerso l'avvio della fase 2 coinvolgerebbe tra i 2,7 e i 2,8 mln di lavoratori.

Nel governo però c'è chi nutre diversi dubbi, riconoscendo le difficoltà nell'individuare chi sia realmente pronto a ripartire: «è un gran casino», riconosce uno dei ministri presenti alla riunione. Perché oltre a individuare i requisiti necessari - dagli spazi nei reparti, ad esempio, ai dispositivi di protezione individuale - c'è da considerare il braccio di ferro con i sindacati che una decisione di questo tipo potrebbe innescare. «Quelle sul tavolo sono solo ipotesi - afferma infatti la stessa fonte - al momento di certezze non ce ne sono». Intanto, sullo sfondo, resta il grande problema legato alle scuole chiuse. A chi lasceranno i propri figli i 2,8 milioni di lavoratori che dal 4 maggio torneranno ai loro posti di lavoro? Questo uno degli interrogativi a cui il governo dovrà dare una risposta.

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Tanti i punti discussi, tra cui quello dell'utilizzo dei mezzi pubblici nel rispetto delle disposizioni di sicurezza, l'aggiornamento del protocollo di sicurezza con i sindacati del marzo scorso, la questione della disponibilità e del prezzo dei dispositivi di protezione, su tutto le mascherine.


Alla riunione hanno partecipato diversi ministri, tra cui Francesco Boccia, Roberto Speranza, Dario Franceschini, Stefano Patuanelli, Teresa Bellanova, Nunzia Catalfo, Paola De Micheli, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro. Da Palazzo Chigi con Conte è collegato anche il commissario Domenico Arcuri, mentre dalla protezione civile, insieme a Boccia, ha seguito la riunione anche Angelo Borrelli.  Collegati  anche alcuni rappresentanti del comitato tecnico scientifico tra cui Silvio Brusaferro.




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Il Messaggero