Regionali, le mosse del Terzo Polo: D'Amato e l'idea Moratti. E il Pd ora apre a un civico

Calenda e Renzi giocano d'anticipo: il nome per il Lazio è l'assessore alla Sanità

Il leader di Azione Carlo Calenda decide di giocare d'anticipo sulle regionali di Lazio e Lombardia. E spariglia le carte in casa del Partito democratico, tanto da aprire...

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Il leader di Azione Carlo Calenda decide di giocare d'anticipo sulle regionali di Lazio e Lombardia. E spariglia le carte in casa del Partito democratico, tanto da aprire scenari che, da fonti ben informate del Nazareno, potrebbero portare a «conseguenze nazionali incalcolabili». Fa un post su Twitter e dice di voler sostenere il candidato del Pd Alessio D'Amato (ora assessore alla Sanità della giunta Zingaretti). Poi va a Milano, incontra il sindaco del centrosinistra Giuseppe Sala e dice che le candidature di Lazio e Lombardia non si possono disaccoppiare. A Pavia sponsorizza un ticket tra l'ex sindaco meneghino Letizia Moratti (fresca delle dimissioni dalla vicepresidenza della Regione Lombardia, a guida Attilio Fontana, centrodestra) e Carlo Cottarelli (neoeletto senatore del Pd) per le regionali.

IL TERREMOTO
In tutti e due i casi Calenda è stato chiaro: l'esperienza del campo largo, cioè del centrosinistra unito con Pd, M5S e Terzo polo, non può reggere. Per le regionali proprio ieri mattina Enrico Letta aveva convocato una riunione che, però, è risultata interlocutoria perché in attesa di una risposta dai cinquestelle. Dunque, ancora fumata nera. Ma nel frattempo nel Lazio le parole del leader di Azione sono come un terremoto. Nicola Zingaretti, ora deputato dem, e che si dimetterà solo tra il 10 e l'11 novembre perché il voto sul collegato al Bilancio è slittato all'8, usa i social: «Calenda ieri si è scandalizzato denunciando che Conte decide i candidati del Pd e non era vero. Oggi i candidati li vuole decidere lui. È un vero peccato», tuona. E rincara la dose: «Se si dovesse perdere, la responsabilità sarà anche di questa cultura politica folle che punta sempre a dividere». L'ex senatore Pd, Esterino Montino, si definisce «allibito» della scelta di Zingaretti. «La cosa che ancora di più mi stupisce è che si faccia finta di nulla, come se fosse un marziano e non che D'Amato è il nome migliore e più noto della sua stessa giunta».

Dal Nazareno c'è ancora chi crede alla possibilità di un campo largo. «Solo così si può vincere», dicono. E prospettano quattro scenari: uno molto poco probabile (visto l'aut aut di Calenda a un'alleanza con i grillini), con «una candidatura molto autorevole», che faccia contenti Pd, Terzo polo e M5S. Uno con Azione che decide di presentare D'Amato come suo candidato (e, a questo punto, con pezzi di Pd che si staccherebbero dal partito), e un'alleanza dem e cinquestelle. Il terzo prevede Azione e Pd insieme (anche qui, con D'Amato). Quarto scenario, invece, tutti divisi, con tre candidature di bandiera. In casa centrodestra, invece, le ipotesi per la presidenza del Lazio sono quelle di Chiara Colosimo (neoeletta deputata) e di Francesco Rocca (presidente della Croce rossa italiana). Per la Regione Lombardia oggi Calenda spera di portare a casa qualche risultato. L'occasione è quella della manifestazione per la pace in Ucraina organizzata a Milano. Moratti e Cottarelli hanno assicurato la loro presenza. Sul tandem, Calenda assicura: «Auspico che si siedano a uno stesso tavolo e ne parlino». E sulla loro partecipazione commenta con un sorriso: «Mi pare un buon primo passo». Sulla proposta l'europarlamentare Pd Pierfrancesco Majorino, definisce quello del leader di Azione un «discorso vecchio». «Moratti fa parte del centrodestra da sempre, non abbiamo nessun motivo per sostenerla», dice, puntando al dialogo con il M5S.

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Il Messaggero