Giorgetti (Lega): «Non credo alle elezioni. Se cade questo governo? C'è la Divina provvidenza»

Giorgetti (Lega): «Non credo alle elezioni. Se cade questo governo? C'è la Divina provvidenza»
«Ma qualcuno avrebbe mai immaginato un governo M5S-Lega? Qualcuno avrebbe mai pensato ad un esecutivo M5s-Pd? E allora». ...

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«Ma qualcuno avrebbe mai immaginato un governo M5S-Lega? Qualcuno avrebbe mai pensato ad un esecutivo M5s-Pd? E allora».

Giancarlo Giorgetti scuote la testa, a chi gli parla di Stati generali replica con ironia: «Stati generali cosa? Già il nome non porta bene. Magari vorranno legittimare il Cnel». Far cadere Conte e poi si vede, la sua strategia. Ma quando gli si domanda quale possa essere l'alternativa al premier Conte l'esponente lumbard allarga le braccia e chiama in causa Manzoni: «Magari ci penserà la Divina provvidenza... Magari dobbiamo aspettare che le cose prendano un corso naturale, che succeda qualcosa».
Il ragionamento del numero due della Lega, in una Montecitorio terremotata dal virus, è che non c'è solo il voto come possibile prospettiva.

Anzi, che andare alle elezioni in questo momento non sia possibile. Il rischio poi che vede all'orizzonte è quello di ereditare un Paese già morto. «Non siamo noi a decidere. Le cose le decidono gli altri. Qui il Parlamento non conta più nulla. Questo governo non sa nemmeno cosa sia il Parlamento», spiega, senza perdere il filo, tra una telefonata e un'altra. La consapevolezza è che nel momento in cui il governo ha indicato la data del voto per il 20 settembre, «di fatto dopo le elezioni Regionali e il referendum sul taglio al numero dei parlamentari si entrerà nel semestre bianco. E non sarà più possibile cambiare nulla», spiega.

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Il vice segretario della Lega non dice apertamente che un tentativo per creare le condizioni all'attuale esecutivo andrebbe fatto ora. Ma di fatto il suo invito è esplicito: «Bisognerebbe parlare con il Pd. E' il Pd che dovrebbe convincersi». Sta di fatto che, a suo dire, Conte non è in grado di gestire 172 miliardi di euro: «Il problema è la cultura di fondo che hanno, è come pensano di spendere i soldi. Come fanno?». Non è quindi solo questione di finanziamenti, del Mes, della Bei, dei fondi Sure o del Recovery fund': «Ma se non si riescono a spendere i soldi del Fondo di Coesione? La questione è legata ai progetti, alle idee, a come si pensa di portare l'Italia fuori da questa situazione».
Niente di nuovo, ma la preoccupazione del numero due della Lega è massima ed è rivolta a come l'esecutivo sta trainando l'Italia fuori dal lockdown: «L'Europa non farà certamente la parte di chi passa le carte. Vuole sapere quali riforme il governo intende fare. E quali sono?».
Ma Conte ha organizzato l'appuntamento con le parti sociali proprio per questo, no? «Ho letto che teme che ci siano parti dello Stato che gli remano conto. Assurdo, non è minimamente pensabile. Le aziende stanno cercando di portare avanti gli ordini, a settembre si rischia grosso. Ma è chiara la situazione che abbiamo?».

«Non credo al voto anticipato», dice chiaramente Giorgetti. La sua tesi è sempre quella dell'autunno caldo, del disagio sociale che aumenta giorno dopo giorno. Che ne pensa della relazione consegnato da Colao al premier Conte? «Ci sono cose interessanti. Molte di quelle riforme le abbiamo proposte noi», osserva. Il centrodestra è in grado di governare? «Ora il problema che ha è quello di trovare l'accordo sui candidati. Poi vedremo». In questi giorni si è parlato anche della possibile presenza di Draghi agli Stati generali? «Quel Draghi?», ribatte Giorgetti. E dopo aver fatto una grossa risata se ne va. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero