Diciamolo subito: simulare l’esito delle elezioni quando lo stato dell’arte della nuova legge elettorale è ancora allo stadio iniziale è un azzardo. E...
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Attualmente sul tavolo c’è una bozza di legge elaborata dalla maggioranza, con la parziale opposizione di Leu, che ruota intorno ad un ritorno al proporzionale, ma con sbarramento al 5%. Questo significa che i voti per le liste che ottengono meno del 5% a livello nazionale vengono esclusi dai conteggi consentendo ai partiti più votati di ottenere più deputati di quanti ne avrebbero in un proporzionale puro. In realtà la soglia non è rigida perché la legge attribuisce qualche seggio (tecnicamente si chiama “diritto di tribuna”) anche a liste che raggiungono il 5% in alcune Regioni pur non restando lontane da questa soglia a livello nazionale.
LA SORPRESA
A complicare la definizione degli scenari si aggiunge la forte evoluzione del quadro politico. Nei prossimi giorni dovrebbe nascere una sorta di gruppo Verde intorno agli ex 5Stelle raggruppati dall’ex ministro Fioramonti ma è impossibile oggi conoscere il suo peso e capire a chi “ruberà” voti. Nonostante ampie dosi di prudenza è tuttavia possibile cogliere i possibili effetti di fondo della nuova legge sugli equilibri parlamentari futuri avvertendo il lettore che i numeri riportati in questa pagina sono solo indicativi delle tendenze.
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Nelle prime simulazioni non mancano le sorprese (ripetiamo: del tutto teoriche) poiché il centro-destra pur non raggiungendo il 50% dei voti potrebbe ugualmente ottenere la maggioranza dei seggi nella nuova Camera.
I sondaggi, infatti, danno in testa il centro-destra (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia) con il 48% dei consensi. Lo sbarramento del 5% però potrebbe neutralizzare una parte dei voti indirizzati ai piccoli partiti. Di conseguenza - come si vede nella simulazione in alto che esclude dalla distribuzione dei seggi il 9% dei voti - con il 48% dei consensi il centro-destra potrebbe ottenere il 54% dei deputati pari a ben 211 seggi (più 4 esteri probabili) sui 400 previsti dalla riforma costituzionale (anch’essa non ancora in vigore, che comunque ne assegna 9 alla valle d’Aosta e all’estero).
Il punto è che con il proporzionale ogni partito corre per sé a scapito della governabilità. Fuor di metafora: pur con una maggioranza di seggi del centro-destra, Forza Italia (che con il 7% dei voti potrebbe ottenere 32 seggi e non 27 su 391 “nazionali” se il proporzionale fosse “puro”) sarebbe determinante per la formazione della maggioranza ma difficilmente potrebbe votare le misure drasticamente sovraniste propugnate da Lega e Fratelli d’Italia. Ovviamente analoghe considerazioni varrebbero per i vari partiti del centro-sinistra.
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Il Messaggero