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I dati della mattina, che avevano evidenziato una importante crescita di affluenza, si sono alla fine rivelati una mera illusione ottica che ha reso più amaro il risultato definitivo per il centrosinistra. Alla fine, la vittoria di Marsilio e del centrodestra è stata netta, più ancora del previsto, e a condannare il “Campo largo”, stavolta in formato extra-large, dai centristi al Movimento 5 Stelle passando per il Pd e la sinistra verde, è stato proprio il numero dei votanti, solo il 52%, record negativo nella storia elettorale della regione, nonostante il vano boom di affluenza mattutina.
Le aspettative di un testa a testa, va detto, erano più dettate dall’onda emotiva che dalla ragione: l’Abruzzo non è la Sardegna, e alle ultime elezioni politiche anche la somma delle tre anime del Campo largo (già difficilmente sommabili, come in ogni alleanza nel perimetro di una materia - la politica - in cui mai 1+1 può fare 2) risultava inferiore al dato del centrodestra. Certo, il momentum era positivo, l’effetto-Todde aveva galvanizzato parte dell’elettorato progressista, il candidato funzionava, ma evidentemente tutto questo non è bastato ad arginare il risultato del centrodestra. La luna di miele del governo si è esaurita, ma la coalizione guidata da Giorgia Meloni rimane maggioranza relativa nel Paese.
CANDIDATI E LISTE
Addentrandoci negli esiti di questo voto, è interessante partire dal risultato dei candidati presidenti: in Abruzzo non è consentito quel voto disgiunto che in Sardegna fu fondamentale per ribaltare i rapporti di forza tra le coalizioni, ma i voti al solo Presidente hanno confermato la forza di D’Amico, che ne ha conquistati più di 20.000, il doppio di quelli ottenuti da Marsilio, governatore uscente.
A fare la differenza è stato, com’era prevedibile e come spesso accade nelle partite regionali, il voto di lista: l’ottimo risultato di Fratelli d’Italia, primo partito al 24%, non oscura il dato di Forza Italia, che con un 13,4% supera, in percentuale, sia il proprio dato di cinque anni fa sia il risultato delle elezioni politiche. La Lega scende di poco, al 7,6% (ma cinque anni fa superò il 27%), seguita poi dalla lista del Presidente e da liste moderate.
IL CENTRODESTRA E IL TERRITORIO
La vittoria del centrodestra ha poi due chiare chiavi territoriali. La prima, è il voto delle province: nei comuni capoluogo, complessivamente, D’Amico ha preso più voti di Marsilio, sfiorando il 51%. Ma è fuori dai capoluoghi che Marsilio ha trionfato, con quasi dieci punti di margine. La seconda, più specifica, è relativa alla provincia di L’Aquila, dove Marsilio ha superato l’avversario di più di 20 punti: D’Amico ha vinto – di qualche decimale - solo nella provincia di Teramo, perdendo di misura invece a Chieti e Pescara.
Complessivamente, dunque, il voto abruzzese rilancia un centrodestra che aveva vissuto due settimane di tensione, e ridimensiona notevolmente le ambizioni del campo largo. Tuttavia, è difficile immaginare la tornata elettorale di domenica come la pietra tombale su quest’alleanza: se è vero che ha nuovamente fallito alla prova del voto, è altrettanto vero che non si vedono ancora, al momento, formule più convincenti e competitive per il centrosinistra, soprattutto in occasione di elezioni a turno unico come le regionali.
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Il Messaggero