Movimenti femminili soddisfatti sul caso Cotrab, il manager travolto dallo scandalo della riconferma

Movimenti femminili soddisfatti sul caso Cotrab, il manager travolto dallo scandalo della riconferma
Alla fine si è dovuto fare da parte. Ci sono volute 40 firme raccolte dai movimenti femminili, la commissione contro il femminicidio, parlamentari e ministri. Il presidente...

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Alla fine si è dovuto fare da parte. Ci sono volute 40 firme raccolte dai movimenti femminili, la commissione contro il femminicidio, parlamentari e ministri. Il presidente di Cotrab di Giulio Ferrara, condannato in via definitiva per violenza sessuale ai danni di una dipendente del Consorzio trasporti della Basilicna (ma ugualmente rinnovato nel suo incarico la scorsa settimana), ha rassegnato le dimissioni davanti alla bufera che la sua conferma aveva sollevato.


Una mobilitazione nazionale trasversale che ha visto uniti parlamentari, associazioni, centri antiviolenza, sindacati e società civile. Soddisfatta Laura Boldrini: «Non posso che manifestare apprezzamento per la conclusione di questa vicenda. Ora -prosegue- l'auspicio è che la donna vittima di violenza possa ritrovare la necessaria serenità per continuare a lavorare nel consorzio, senza la paura e la sofferenza che avrebbe comportato il doversi ritrovare tutti i giorni al cospetto dell'uomo che l'ha abusata. Le invio un abbraccio e spero che oggi si senta meno sola. È ora di dire basta a un sistema che passa sopra la dignità delle donne. Non può rivestire incarichi pubblici e di rilievo chi è stato condannato per violenza sessuale'». 

«La gravita' di quanto accaduto in Basilicata suscita indignazione, e' un sentimento comune che dice che per le donne non e' piu' il tempo dei soprusi e del silenzio. I miei uffici sono allo studio delle necessarie modifiche normative, nei prossimi giorni valutero' le proposte da condividere con il ministro Bonafede. Faremo presto: casi come questo non potranno ripetersi piu'» ha commentato la ministra per le Pari Opportunita' e la Famiglia Elena Bonetti in un post.


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Il Messaggero