Di Maio, la nomina della Ue è il colpo di grazia all'asse (mai nato) tra Schlein e Conte

C'è un merito che va riconosciuto all'ex ministro degli Esteri: riesce ancora ad essere un fattore all'interno della politica italiana

Di Maio, la nomina della Ue è il colpo di grazia all'asse (mai nato) tra Schlein e Conte
Di Maio "sì" o Di Maio "no". Quale che sia l'occasione - dalle Politiche di settembre 2022 alla nomina ad inviato Ue nel Golfo - c'è un...

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Di Maio "sì" o Di Maio "no". Quale che sia l'occasione - dalle Politiche di settembre 2022 alla nomina ad inviato Ue nel Golfo - c'è un merito che va riconosciuto all'ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio: riesce ancora ad essere un fattore all'interno della politica italiana. Nonostante sia stato cancellato dalle urne, anche l'ultima trasformazione di "Giggino" ha infatti avuto un impatto significativo. E non solo perché ha contrapposto - ancora una volta - la prima fila dell'esecutivo italiano a chi governa la Ue da Bruxelles, quanto perché è riuscito a spaccare ulteriormente la già fragile opposizione.

 

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Il colpo di grazia all'asse (mai nato) Schlein-Conte

La sua nomina a voce comunitaria nel Golfo arabo è di fatti il colpo di grazia al mai nato asse giallo-rosso tra Elly Schlein e Giuseppe Conte. Il motivo è tutto nelle dichiarazioni di chi, eletto con il Nazareno, non disconosce l'ultima evoluzione di Di Maio. Anzi. Anche solo per il consueto gioco di posizionamenti utile a contrapporsi all'indignazione di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia, diversi esponenti dem hanno finito con il difendere chi fino a pochi anni fa li accusava di essere il «partito di Bibbiano». Ad esempio Irene Tinagli, europarlamentare del Partito democratico, nell'intervista al Corriere della Sera ha accolto positivamente la notizia circolata nelle ultime ore: «Noto che è stato scelto un candidato italiano e me ne rallegro» spiega, aggiungendo come «L'esperienza di governo e di relazioni internazionali a Di Maio non manca».

Eppure per il momento la neo-segretaria Schlein preferisce non esprimersi, proprio mentre il collega leader pentastellato Conte prova a smontare la retorica dell'alleanza e a differenziarsi dall'ingombro elettorale rappresentato dai dem per il M5S. «Macché conclave. Andiamoci piano - ha infatti attaccato - Abbiamo toccato con mano, tante volte, quale siano i metodi e la logica di un partito, il Pd, che ha un suo sistema di potere». Una distanza, già siderale, di certo non ridotta dal "quasi sostegno" offerto dal Nazareno alla nomina dell'ex capo politico pentastellato Di Maio.

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Il Messaggero