Di Maio-Draghi, M5S spiazzato: sospetti, retroscena e dubbi sull'incontro

La notizia spiazza tutti, da destra a sinistra. Ma genera soprattutto interrogativi e dietrologie in un momento di grande difficoltà per il governo, alimenta ipotesi di...

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La notizia spiazza tutti, da destra a sinistra. Ma genera soprattutto interrogativi e dietrologie in un momento di grande difficoltà per il governo, alimenta ipotesi di 'fuoco amico' che arrivano da ogni lato, indistintamente da tutte le forze che sostengono il Conte II. E così, quando trapela la notizia data dall'agenzia Adnkronos dell'incontro tra Luigi Di Maio e Mario Draghi, ribollono i telefoni dei grillini, dai membri di governo ai peones. Tacciono le chat ufficiali, il timore è che sfoghi e confidenze rimbalzino su lanci di agenzie come accade di frequente. Anche questo, sintomo di un Movimento dove troppo spesso si punta a ferire. Dell'incontro con l'ex numero uno della Bce i big del Movimento erano all'oscuro, così come non ne sarebbe stato messo al corrente il premier Conte.


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È soprattutto questo a destare sospetti, anche se, in una precisazione della Farnesina seguita a stretto giro dall'uscita della notizia, si tiene a precisare che si è trattato di un incontro istituzionale come tanti altri: il ministro degli Esteri, in quanto tale, tesse relazioni e legami. Ma Draghi in passato era finito più e più volte nel mirino dei 5 Stelle, Di Maio compreso. Alessandro Di Battista, anche lui - per quanto risulta all'Adnkronos - all'oscuro dell'incontro e che non vuole commentare in alcun modo, lo aveva attaccato di recente, nell'aprile scorso, tirandolo dentro la storia di Autostrade. Ma a destare sospetti sono soprattutto i rumors di Palazzo, rilanciati anche da esponenti delle opposizioni, che vorrebbero Draghi al posto del premier Giuseppe Conte, in un governo di unità nazionale. Un'idea messa nero su bianco nei mesi scorsi dagli ex alleati di governo, nello specifico dal numero due della Lega Giancarlo Giorgetti.

Il sospetto, in una parte del Movimento, è che Di Maio muova in questa direzione. O in qualcosa che gli somigli, «lui premier e Draghi ministro dell'Economia, così da spostarsi dal Mef al Quirinale quando si deciderà il prossimo Capo dello Stato», una delle tante letture che circolano in casa 5 Stelle. Dove l'incontro con l'ex presidente della Bce viene visto di cattivo occhio soprattutto dai cosiddetti 'governisti', quelli che stimano Conte e vorrebbero che restasse al suo posto fino a fine legislatura. Tra loro prende spazio in queste ore la convinzione (errata) che sia stato lo stesso Di Maio a fare uscire la notizia dell'incontro, per minare la stabilità di Conte.


Chi invece nel Movimento rema contro il presidente del Consiglio confida nell'arrivo di un autunno che si preannuncia caldissimo, quando la popolarità del premier potrebbe scemare in modo inversamente proporzionale alle difficoltà di un Paese in affanno. «E lì che Conte, smarrito il consenso popolare, potrebbe perdere la guida dell'esecutivo», la speranza di chi vorrebbe affondarlo. «L'unico modo per puntellare il governo Conte - confida un ministro all'Adnkronos blindandosi dietro l'anonimato - è fare un rimpasto subito, prima delle regionali. Altrimenti sarà durissima tirare a campare. Ed è un'ipotesi, quello del cambio di alcune pedine, che si sta facendo largo anche nel governo. Si potrebbe addirittura arrivare a un più che probabile ingresso di Zingaretti in un ministero di peso, ingresso che aprirebbe una partita ben più ampia: quella per la successione alla segreteria del Pd, ma quella, appunto, è un'altra storia».
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Il Messaggero