Deficit al 2% per l'intesa con la Ue, rinviati Reddito e quota 100

Deficit al 2% per l'intesa con la Ue, rinviati Reddito e quota 100
Sarà l'ebrezza di ritrovarsi in mezzo ai Venti grandi della terra o il racconto giunto sino a Buenos Aires delle ultime dei suoi due vice che non evocano più...

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Sarà l'ebrezza di ritrovarsi in mezzo ai Venti grandi della terra o il racconto giunto sino a Buenos Aires delle ultime dei suoi due vice che non evocano più «babbo Natale», ma da palazzo Chigi ieri sera rimbalzava forte l'ottimismo un po' sudamericano di Giuseppe Conte. Di decimali il presidente del Consiglio non vuole parlare in pubblico, ma l'argomento è stato al centro delle considerazioni fatte con il ministro dell'Economia Giovanni Tria durante le lunghe ore di volo. Al G20 il clima non è dei migliori. Le tensioni Washington-Mosca, come la politica dei dazi di Trump, raffreddano le economie e frenano le esportazioni italiane che hanno retto la crescita sino ad inizio anno. Seppur a fatica sia Di Maio che Salvini mostrano di aver compreso i rischi che l'Italia corre e hanno affidato a Conte e Tria il compito di chiudere - senza troppa danni - la contesa con Bruxelles.


LA SPONDA
Con sè il ministro Tria ha portato le analisi degli uffici tecnici sugli impatti che avranno le due riforme - Reddito e quota 100 - sulla manovra di Bilancio e ne discuteranno nella due giorni sudamericana con il presidente della Commissione Jean Claude Juncker e il responsabile agli Affari economici Pierre Moscovici. Ai due, oltre alla rassicurazione che alla fine i saldi non sforeranno il 2%, Conte e Tria hanno portato anche una sorta di cronoprogramma della manovra di Bilancio. A Juncker interessa solo la data finale dell'approvazione fissata per il 17 dicembre, due giorni prima dell'ultima appuntamento dell'anno dell'Ecofin. Ovvero quarantottore prima della riunione dei ministri dell'economia dell'eurozona che a Bruxelles dovranno decidere se aprire o meno la procedura sulla base della relazione della Commissione.
Un percorso molto stretto nei «numerini» e nei tempi. Al ritorno da Buenos Aires Conte e Tria presenteranno ai due vicepremier la manovra di Bilancio con le opzioni che dovrebbero scongiurare la procedura europea e l'esposizione dell'Italia alla speculazione. Nello schema del titolare del Mef il Reddito è destinata a slittare insieme alla riforma delle pensioni. Se la prima misura spaventa Bruxelles più per l'entità, la seconda fa storcere il naso per l'idea che si possa far pesare sulle future generazioni un sistema pensionistico molto più generoso della media europea.
Resta il fatto che toccherà a Di Maio e Salvini decidere molto presto se far saltare il banco restando sopra l'asticella concordata da Conte e Tria con l'Europa o adeguarsi avendo comunque la certezza che le due misure - seppur più in là nel tempo - partiranno. L'annuncio grillino delle card in stampa per il Reddito, come le rassicurazioni leghiste sulla domanda che si potrà fare per aver diritto a quota 100, fanno pensare che l'accordo con Bruxelles sia vicino poichè avere in mano una tessera o poter inoltrare una domanda di pensionamento non significa incassare subito. Di slittamento in slittamento si arriverebbe a metà del 2019, con un risparmio notevole per le casse dello Stato.

LA LETTURA
Mentre a Buenos Aires iniziava la trattativa, ieri a Roma la conferenza dei capigruppo della Camera ha fissato un calendario d'aula molto serrato e che potrebbe portare il governo a chiedere già per martedì il voto di fiducia sulla manovra di Bilancio e sul collegato fiscale che potrebbero diventare un tutt'uno. Per il maxiemendamento, che dovrebbe correggere la manovra secondo le indicazioni di Bruxelles, si dovrà attendere però il passaggio al Senato dove il pacchetto si arricchirà anche delle due riforme care a M5S e Lega. Reddito e quota 100 non saranno infatti più provvedimenti a sè, ma inseriti nella manovra. Una settimana a palazzo Madama tra Commissione e Aula, giusto il tempo per rimandare il provvedimento a Montecitorio, per la lettura definitiva e il varo, entro lunedì 17.

Un percorso con tempi strettissimi che Conte - unico interlocutore rimasto al governo nel dialogo con Bruxelles - prima di partire, ha concordato con i due vicepremier e che intende concludere forte anche dell'intesa con il Quirinale. «Sono d'accordo con il presidente Mattarella, dobbiamo tenere i conti in ordine per la stabilità della finanza pubblica», ha sostenuto, sorridendo alla sudamericana, il presidente del Consiglio.
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Il Messaggero