Il disegno di legge: «Punire i clienti» Insorge l'associazione delle prostitute

Il disegno di legge: «Punire i clienti» Insorge l'associazione delle prostitute
ROMA Multe ai clienti delle prostitute, come accade nei Paesi del Nord Europa e in Francia. è l'obiettivo inserito in un disegno di legge di cui è prima...

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ROMA Multe ai clienti delle prostitute, come accade nei Paesi del Nord Europa e in Francia. è l'obiettivo inserito in un disegno di legge di cui è prima firmataria la senatrice del M5S Alessandra Maiorino. Una proposta, presentata ieri al convegno Prostituzione, l'Italia è pronta per il modello nordico? Che è stata criticata dal Partito radicale e da Pia Covre, ex prostituta, attivista e sindacalista da tempo impegnata nella promozione della tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori del sesso.


L'iniziativa arriva a 60 anni dalla storica legge Merlin, che portò alla fine dell'epoca delle case chiuse e, nelle intenzioni degli ideatori, dovrebbe portare ad adottare il cosiddetto modello nordico che disincentiva la domanda multando i clienti. Cioè comminando una sanzione al compratore della prestazione, già in vigore in Svezia, Norvegia, Islanda, Irlanda, Francia e presto anche in Spagna. Un approccio a cui ieri si è detta favorevole la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, che però ha puntualizzato come il «tema è delicato» e necessita «di un confronto attento». Anche la ministra per le Politiche Giovanili Fabiana Dadone ha concordato con l'approccio sanzionatorio: «Il cliente è grandissima parte del problema della prostituzione e questa legge lo sanziona al pari dello sfruttatore perché alimenta il mercato». C'è però anche un fronte contrario. Rappresentato dai Radicali Italiani (sul tema è intervenuta la tesoriera Giulia Crivellini) e da Pia Covre, da decenni punto di riferimento dei sex worker. C'è una rete abolizionista che «si sta muovendo per l'Europa da anni», dice la portavoce del Comitato per i diritti civili delle prostitute. «È una proposta - ha detto - scritta anche abbastanza male e comunque fortemente criminalizzante per gli aspetti della vita delle persone che lavorano nel sex work e anche degli utenti».
 

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Il Messaggero