Csm, eletto Di Matteo: ora il gruppo di Davigo è il più forte nel plenum

Il plenum del Csm
Nino Di Matteo, pm simbolo del processo sulla trattativa Stato-mafia e forse il magistrato più protetto d'Italia per le minacce ricevute dalla mafia, è stato...

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Nino Di Matteo, pm simbolo del processo sulla trattativa Stato-mafia e forse il magistrato più protetto d'Italia per le minacce ricevute dalla mafia, è stato eletto consigliere del Csm. Una vittoria che porta Autonomia e Indipendenza che lo aveva candidato a diventare il primo gruppo per numero di consiglieri a Palazzo dei marescialli. Il suo però non è stato un trionfo, come quello che un anno fa portò al Csm il leader di Autonomia e Indipendenza, Piercamillo Davigo, forte di oltre 2500 preferenze.


Con i suoi 1184 voti il pm palermitano, che ha 58 anni e negli ultimi tempi era in servizio alla Direzione distrettuale antimafia, è arrivato secondo. Il primo degli eletti, con 1460 voti, è un pm mediaticamente meno conosciuto: Antonio D'Amato, 58 anni, procuratore aggiunto a Santa Maria Capua Vetere e in passato pm a Napoli, dove ha anche guidato la sezione locale dell'Associazione nazionale magistrati. A sostenere D'Amato è stata Magistratura Indipendente, la corrente uscita più decimata dalla bufera che ha investito il Csm per la vicenda dello scandalo delle nomine, legata all'inchiesta sul pm romano Luca Palamara: tre suoi consiglieri si sono dimessi, assieme ad altri due di Unicost, il gruppo di Palamara. E le elezioni suppletive vinte da D'Amato e Di Matteo erano state convocate proprio per sostituire due dei dimissionari che nel 2018 erano stati eletti nel collegio destinato ai pm.

Su D'Amato sarebbero confluiti anche i voti di chi dissente dall'attuale linea di Unità per la Costituzione (ma non quelli legati a Cosimo Ferri, punto di riferimento di Magistratura Indipendente sino alla bufera dell'estate scorsa). «Il risultato dimostra che la magistratura moderata esiste e si fa sentire», commenta il pm Antonello Racanelli, ex segretario di M.I. Unicost aveva puntato soprattutto sul pm napoletano Francesco De Falco, titolare dell'inchiesta sulla paranza dei bambini, che con 950 voti è il primo dei non eletti. Si classificano dopo di lui tre esponenti di Area, il gruppo delle toghe progressiste che ha raccolto tanti consensi ma con troppe candidature ha disperso il voto: il pm napoletano Fabrizio Vanorio (615 voti); Anna Canepa, procuratore aggiunto alla Direzione nazionale antimafia (584 ) e Tiziana Siciliano, aggiunto a Milano e pm nel processo sul caso del dj Fabo (413).


Ai nuovi eletti arrivano gli auguri del ministro della Giustizia e del vice presidente del Csm David Ermini, soddisfatto per la partecipazione al voto dei magistrati (l'affluenza è stata del 74%). Già domani i neo-consiglieri potrebbero partecipare al plenum e forse da lunedì saranno operativi anche nelle Commissioni. In due Commissioni ci sono pratiche che riguardano Di Matteo, ma sembrano destinate all'archiviazione: una è sulla sua estromissione dal pool sulle stragi della Procura nazionale antimafia; l'altra riguarda i magistrati che negli anni si sono occupati dell'inchiesta sulla strage di via D'Amelio ed è legata a un esposto della figlia di Paolo Borsellino.
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Il Messaggero