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In gran segreto, ieri sono stati sentiti dal Tribunale dei ministri di Roma gli ultimi tre titolari del dicastero della Salute: Beatrice Lorenzin, Giulia Grillo e Roberto Speranza, indagati dalla Procura di Bergamo per aver omesso di rinnovare il Comitato nazionale pandemico. Il collegio, composto di tre membri estratti a sorte tra tutti i magistrati in servizio nel distretto della Corte d'appello che abbiano da almeno 5 anni la qualifica di giudice di tribunale o qualifica superiore, stanno svolgendo le indagini preliminari nei loro confronti in quanto il reato contestato sarebbe stato commesso quando i tre erano ministri, ossia nell'esercizio delle loro funzioni. Nessuno di loro ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.
LA DIFESA DI SPERANZA
“Il nostro assistito non si è sottratto alle domande, non ne avrebbe il motivo visto che è del tutto estraneo ai fatti”, commentano gli avvocati difensori di Speranza, il ministro che ha dovuto affrontare in prima persona l’emergenza pandemica da Covid-19. Adesso il Tribunale dei ministri, che ha tempo 90 giorni da quando ha ricevuto i fascicoli per sentire il pubblico ministero, dovrà decidere se archiviare o trasmettere gli atti con relazione motivata al procuratore di Roma affinché chieda l'autorizzazione a procedere alla Camera di appartenenza degli inquisiti.
I tre ex ministri sono stati accusati dalla Procura di Bergamo come possibili responsabili del mancato aggiornamento del piano pandemico. A partire da Beatrice Lorenzin, in carica dall’aprile 2013 al maggio 2018, passando per Giulia Grillo, titolare del dicastero dal giugno 2018 al settembre 2019. In totale erano 11 gli indagati presenti nel fascicolo, trasmesso ai pm della Capitale. Tra questi l’ex numero due dell’Organizzazione mondiale della Sanità Ranieri Guerra e quattro tecnici del Ministero della Salute, oltre al presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, per l’ipotesi di truffa in pubbliche forniture riguardo i tamponi.
L'UDIENZA A PORTE CHIUSE
Nell’edificio B della città giudiziaria di Roma, riservato al tribunale monocratico, si respira un’aria strana per essere sabato. Un giorno in cui solitamente non ci sono udienze e le poche aule aperte sono riservate alla convalida degli arresti, ai giudicati per direttissima. I giornalisti di solito non ci sono. Per cui la scelta di fissare l’interrogatorio dei tre ministri sembra strategica, per cercare di mantenere il più possibile la riservatezza. Il corpo di guardia del tribunale, non sa cosa stia accadendo nell’aula della corte d’Assise, che per l’occasione ha ospitato il tribunale speciale, chiusa a chiave dall’interno per evitare ogni tipo di intrusione.
Poi arrivano alla spicciolata le auto della scorta. La prima a metter piede in aula è Lorenzin, quando sono appena le 10 del mattino. Subito dopo di lei è il turno di Grillo, che, rispetto ai colleghi, oggi non è più parlamentare e quindi lascerà il tribunale con i propri mezzi. Infine è il turno dell’ultimo ex ministro in ordine di tempo, Speranza.
Il Messaggero