Prima erano solo i balconi. E si cantava, non si protestava, ci si rincorreva con le voci da un condominio all’altro, per sentirsi più vicini dotto il morso del...
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Per dire che l’Italia non è contenta di Conte. Intanto delegazioni di commercianti - senza insegne di partito anzi gridando «i partiti si mettano insieme per aiutare il nostro Paese» - ieri sono scese in piazza a Udine, Savona, a Bari, a Firenze, a Pavia. E altre manifestazioni di questo tipo si stanno organizzando, nel rispetto del distanziamento sociale e con mascherine sul volto dei presenti, in altre parti d’Italia. In provincia di Vicenza, a Breganze, poco più di ottomila anime, i negozianti l’altra sera hanno sventolato in piazza le chiavi dei loro locali chiusi per lockdown e che «rischiano di non riaprire più». I commercianti per ora sonoi la categoria che per prima ha riscoperto, con la dovuta cautela, la piazza. Chiedono di poter riaprire il prima possibile, chiedono soldi al governo. Soldi freschi. E subito: «Perché è già tardi». Si tratta di flash mob, presidi di pochi minuti. Per ora. Ma il segnale è chiaro: il paesaggio delle città italiane nelle prossime settimane sarà meno deserto perché popolato anche dal rumore delle persone non più spaventate dal morbo ma dal futuro. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero