Coronavirus, deputato della Lega a Montecitorio con la febbre: panico in Aula, rischia sanzioni

Vacilla il gentlemen agreement tra i gruppi che finora hanno autolimitato il numero dei propri deputati presenti in aula per consentire il distanziamento anti-Covid. Oggi,...

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Vacilla il gentlemen agreement tra i gruppi che finora hanno autolimitato il numero dei propri deputati presenti in aula per consentire il distanziamento anti-Covid. Oggi, tentando di «mandar sotto» il governo sul proprio ordine del giorno sul Mes, Fdi ha portato in Aula molti più deputati, a cui ha risposto la maggioranza che a sua volta ha messo in campo maggiori truppe. Ma a generare panico in Aula ci ha pensato un parlamentare della Lega, che è entrato a Montecitorio nonostante avesse 37,7 di temperatura corporea.


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Lo ha fatto prima non rispettando lo stop dopo la lettura del termoscanner e poi eludendo i commessi che lo hanno inseguito chiedendogli di uscire, come previsto dalle circolari emesse nei giorni scorsi. La notizia si è diffusa subito generando il panico tra parlamentari e funzionari. E poi polemiche. Come se non bastasse l'interessato è stato anche ripreso due volte dalla vicepresidente Maria Edera Spadoni perché parlava nell'Emiciclo privo di mascherina. E per tutte queste violazioni delle circolari interne rischia delle pesanti sanzioni, spiegano fonti dei gruppi parlamentari. Le autorità preposte di Montecitorio starebbero già valutando se e come intervenire. Oggi in Aula i deputati di Fdi erano 29 su 35, mentre negli accordi presi alla conferenza dei Capigruppo c'era l'intesa che ogni gruppo portasse solo la metà dei propri eletti così da rispettare i rapporti di forza e il distanziamento. Avendo subodorato il rischio, come ha spiegato Enrico Borghi il responsabile d'Aula del Pd, la maggioranza si è presentata a ranghi rinfoltiti, suscitando le proteste della Lega.

 


Il presidente Fico ha dovuto rilevare che in realtà Fdi non aveva accettato alla capigruppo questo gentlemen agreement, osservato invece dagli altri gruppi. Alla fine il rapporto tra maggioranza e opposizione era comunque rispettato, visto che mancava qualche deputato in più di Fi. Ma il problema, hanno osservato Stefano Ceccanti, capogruppo del Pd in commissione Affari costituzionali, e Riccardo Magi (+Europa), rimane. Entrambi sostengono la necessità di prevedere per questo periodo di Coronavirus le sedute telematiche, come anche Westminster ha iniziato a fare da mercoledì. L'autolimitazione regge, hanno sottolineato, se la osservano tutti i gruppi o se non lo rispetta un gruppo relativamente piccolo. Per la prossima settimana, visto che le sedute telematiche non vengono prese in considerazione, si lavora ad allargare gli spazi creando nelle tribune delle postazioni dove i deputati, dotati di Ipad e tablet potranno votare e intervenire grazie a dei microfoni i cui impianti sono in fase di realizzazione.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero