Coronavirus-Cura Italia, Senato: fiducia ok al e approvazione testo con 142 voti. Ira delle opposizioni

Il Senato conferma la fiducia al governo sul dl Cura imprese. Il testo, approvato a palazzo Madama con 142 voti a favore, 99 contrari ed 4 astenuti, passa alla Camera....

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Il Senato conferma la fiducia al governo sul dl Cura imprese. Il testo, approvato a palazzo Madama con 142 voti a favore, 99 contrari ed 4 astenuti, passa alla Camera. L'intera opposizione ha votato contro il provvedimento, lamentando la mancanza di un reale confronto sulle misure in esso contenute. 


E' scontro sul Cura Italia. «Il nostro sì è un sì convinto, non solo per ribadire fiducia al governo ma anche per garantire risorse che, con meno burocrazia e semplicità, possono arrivare a imprese e famiglie per la ripresa economica», ha detto in aula al Senato Daniele Manca del Pd nelle dichiarazioni di voto legate al coronavirus.

«Non votiamo questo decreto perché è una presa in giro per milioni di italiani che non vedranno una lira. Speriamo che farete meglio il prossimo e lo voteremo: si definiscono eroi i medici e sindaci, ma non c'è un soldo. Almeno la maggioranza la smetta di chiamarli eroi. Abbiamo proposto tante cose ma non ne è stata accolta nemmeno una. Un mese di sequestro comincia a essere lungo», afferma il leader della Lega, Matteo Salvini, parlando nell'Aula di Palazzo Madama. Che poi attacca l'Ue: 
«Se l'Europa è fame morte e sacrificio non è il futuro che dobbiamo lasciare in mano ai nostri figli».
«Come gruppo per le Autonomie apprezziamo le misure del decreto, sono punto partenza di un percorso che dovrà continuare con i prossimi provvedimenti», dice Dieter Steger delle Autonomie nelle dichiarazioni di voto finale.

Giorgia Meloni: «Non esiste nessun dialogo, dalla maggioranza una farsa. Il problema è la burocrazia»


«Noi non voteremo la fiducia al Cura Italia. Avevamo risposto all'appello del capo dello Stato di lavorare insieme e collaborare. I senatori di Fi hanno dato il massimo dell'impegno presentando una serie di proposte concrete per cercare di migliorare il decreto. È stato accettato molto poco di quello che abbiamo proposto. Di punto in bianco il governo ha deciso di mettere la fiducia: o così o niente da fare ma questo non significa collaborare.Se volevano scrivere un testo insieme per gli interessi degli italiani, noi eravamo disponibili», dice il numero due di Fi, Antonio Tajani«Rischiamo un Paese senza lavoro. Dobbiamo uscire da questa crisi senza assistenzialismo di massa ma attraverso il lavoro. Lo Stato deve spostare ricchezza anche a debito verso le imprese ma poi deve tornare al suo posto, se no apre la fabbrica della miseria», fa sapere nell'Aula del Senato Davide Faraone, capogruppo di Iv.

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Il Messaggero