Giuseppe Conte è fiducioso che l'intesa con la commissione europea per evitare una procedura sul debito possa essere chiusa entro questa settimana, trattando «a...
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LA DISTANZA
La distanza tra Roma e Bruxelles non è grande, ma per colmarla serve un lavoro di cesello che è tuttora in corso. Il ministro dell'Economia lasciando ieri la capitale belga lo ha affidato ai tecnici del suo ministero, rimasti sul posto a definire i dettagli. Si tratta di fare in modo che quel 2,04, cifra di per sé non particolarmente rilevante rispetto alle regole europee, proprio perché espressa in termini nominali, corrisponda ad un deficit strutturale accettabile per la commissione. Ovvero in miglioramento seppur minimo rispetto a quello dello scorso anno. Su questo fronte mancano almeno 4-5 miliardi: c'è la disponibilità della Ue a considerare come motivata da eventi eccezionali la spesa per il dissesto idrogeologico e quella per il rifacimento delle infrastrutture viarie, dopo la tragedia di Genova; ma bisognerebbe poter qualificare come una tantum alcune delle voci, oppure godere di un ulteriore margine di flessibilità a fronte delle riforme, possibilità di cui però il nostro Paese ha già goduto in passato: si ragiona sulla classificazione contabile della programmata revisione del processo civile. Il confronto felpato nei palazzi comunitari va di pari passo con quello politico a Roma. I protagonisti mettono le mani avanti per evitare di vedere depotenziare i propri provvedimenti: lo ha fatto la Lega mettendo in risalto i rischi del reddito di cittadinanza, lo ha fatto anche Di Maio collegando i due tavoli: «Qualunque accordo si raggiungerà a Bruxelles, terrà dentro le promesse che vi abbiamo fatto, altrimenti, sarebbe un tradimento e non un accordo».
IL MEDIATORE
A Conte spetta il ruolo di mediatore: «Siamo consapevoli che questa interlocuzione» con l'Ue «implica uno sforzo da entrambe le parti, che può e deve produrre un cambio di prospettiva positivo per tutti stiamo lavorando proprio con questo obiettivo, rilancio dell'economia, equilibrio nei conti e rispetto degli impegni presi» ha scritto su Facebook il presidente del Consiglio a fine giornata.
In questo contesto la grande incognita resta però la crescita. Le previsioni della commissione sono meno ottimistiche di quelle italiane e ieri si è fatta sentire anche la Banca d'Italia: l'1 per cento stimato da Via Nazionale per il 2019 (dopo lo 0,9 atteso per quest'anno) è allarmante non solo come numero in sé ma perché suppone - come del resto argomentato chiaramente - che l'effetto espansivo della manovra, quale che sia, risulterà sostanzialmente annullato dalle conseguenze che sei mesi di tensione politica (con Bruxelles e non solo) hanno avuto sul livello dei tassi di interesse. I rischi al ribasso di cui si parla nelle proiezioni di Bankitalia - di fatto una nuova recessione - sono quelli più seri per il governo, al di là delle schermaglie politiche. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero