Sbarchi senza tregua a Lampedusa e anche in Calabria (150 arrivati oggi). La Ocean Viking incrocia a venti miglia da Linosa dopo avere chiesto invano un porto ad Italia e Malta....
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Migranti, Conte: «Continua linea dura dell'Italia, non possiamo tenerli tutti»
Il tribunale dei ministri deciderà entro 90 giorni. Dopo 8 mesi col segno meno, settembre registra una netta inversione di tendenza: oltre 1.500 arrivi sui 6.700 complessivi del 2019 e la riapertura della rotta tunisina. A pesare non sono quelli soccorsi dalle navi ong - un'esigua minoranza rispetto al totale - ma i migranti che toccano terra autonomamente con barchini veloci di notte, con imbarcazioni più grandi ed anche barche a vela. «Sono un problema maggiore rispetto alla singola ong», ha ammesso Conte. Le voci su un possibile accordo europeo di redistribuzione, secondo fonti italiane e tunisine, avrebbero incoraggiato le partenze. A Lampedusa in nottata ne sono arrivati altri 108. L'hotspot è al collasso con oltre 300 ospiti a fronte di una capienza massima di cento.
Proprio questo «meccanismo» è al centro delle trattative. Si tratterebbe in pratica di trasferire automaticamente in Paesi disponibili, secondo quote stabilite in partenza, i migranti salvati. Con Salvini ministro la richiesta del Governo era quella di ruotare anche i porti di sbarco tra gli Stati. Francia e Germania sono però sempre state ferme sulla linea che l'approdo avvenga nel porto più vicino. Il punto sul quale il nuovo esecutivo intende ora battagliare è la ripartizione anche dei migranti economici. «Nel tete à tete con Macron - ha spiegato il premier - il tema è stato al centro della nostra discussione. Non gli darò tregua. La Germania ha dato grandi aperture. Dobbiamo avere un meccanismo automatico che si applichi subito». Sul piatto Parigi e Berlino hanno messo ognuno la disponibilità a farsi carico del 25% degli sbarcati, ma solo se richiedenti asilo. Conte non intende cedere. «La linea dura - ha sottolineato - è nell'interesse di tutti in Europa, quindi noi non possiamo essere il primo approdo di chiunque. Uno Stato sovrano decide lui chi entra, come e quando». E se Bruxelles rimane sorda, l'Italia potrebbe esercitare il diritto di veto sui dossier. «Sì, lo può fare», ha assicurato il presidente. L'obiettivo è allargare il gruppo, ancora poco nutrito, dei 'volenterosì che intendono partecipare al meccanismo. Ma accanto alla ripartizione di chi arriva, c'è la partita dei rimpatri per i migranti economici, la grande maggioranza di chi sbarca in Italia. Come i tunisini: 1.758 giunti nel 2019, la nazionalità più numerosa. Con Tunisi c'è un accordo per rimpatriarne 80 a settimana. Servirebbe aumentare la quota. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha annunciato un viaggio a Tunisi per spingere sul tema. Sicuramente un aiuto sul dossier non arriverà dal blocco dei Paesi Visegrad. «L'Ungheria - ha sostenuto il premier Viktor Orban - è pronta ad aiutare l'Italia ma non possiamo far entrare i migranti, diciamo no alle quote di redistribuzione». E Salvini attacca: «gli sbarchi sono triplicati rispetto al periodo precedente. Gli italiani non meritano i porti riaperti». Per il segretario dem Nicola Zingaretti «Italia e Ue devono andare in Libia e non illudersi che l'unico modo per affrontare il problema dei migranti sia dire 'porti chiusì e fare campagna elettorale». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero