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È Mario Draghi, secondo Carlo Calenda, l'unica persona che «bisogna tenere a fare il presidente del Consiglio». Oppure, in alternativa, qualora Draghi non dovesse essere disponibile, «mi candiderei io», ha detto il leader di Azione che, insieme a Più Europa, ha lanciato il Patto Repubblicano: la premessa di una coalizione che apra anche ad alcuni big usciti da FI e si proponga alle prossime politiche in continuità l'agenda del premier uscente. Ieri la Gelmini ha rotto gli indugi, dicendo chiaramente che potrebbe approdare nel movimento di Calenda, con cui è in corso un confronto politico. Il ministro degli Affari regionali, raccontano, sarebbe pronta a dedicarsi a un nuovo progetto politico con Carfagna e attende segnali da lei. Che fino ad oggi non erano arrivati.
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Verso le elezioni
Il nodo da sciogliere è sulla strategia da seguire per presentarsi alle elezioni. «Non faremo coalizioni politiche con programmi e leadership comuni con tutto il centrosinistra. Cosa che la legge elettorale non prevede. Stiamo valutando l'opzione di andare indipendenti dai poli e quella di fare accordo per salvare uninominali mantenendo la nostra leadership e il nostra programma», ha scritto sul suo profilo Twitter Calenda. «Noi non andiamo avanti né a scossoni né a strattoni, mettiamo prima di tutto il programma. E mi pare che Carlo non solo lo stia apprezzando ma l'abbia anche detto. È importante fare un'alleanza, che è un'alleanza tecnica nei collegi uninominali, ed è importante confrontarsi anche sui programmi più che sulle persone e sui nomi», gli ha fatto eco Debora Serracchiani, capogruppo del Partito Democratico.
Eppure, Calenda si avvicina anche a Matteo Renzi con cui avrebbe avuto a sorpresa un faccia a faccia: fatta eccezione per i 5 stelle e i «sovranisti che hanno fatto cadere» l'esecutivo, non è ora di mettere paletti: «Siamo disponibili a discutere con tutti», anche se ci sono le differenze, afferma rispondendo indirettamente al leader di Iv che aveva definito Azione una forza politica vicina con cui «stare assieme».
Alleanze e strategie
Per capire che il progetto del Patto Repubblicano si collocherebbe nell'area del centrosinistra, basta incrociare aperture e veti. «Da 24 ore è iniziata la prima interlocuzione col Pd che in questi anni ha preferito altri interlocutori, il M5s e l'estrema sinistra, ad esempio», spiega la senatrice di Più Europa Emma Bonino.
Il ministro degli Esteri starebbe lavorando ad una lista autonoma, sempre nell'ambito del centrosinistra, che metta insieme da Bruno Tabacci a Federico Pizzarotti, fino a Beppe Sala. Più difficile lo scenario di una sua candidatura nel listone 'democratici e progressistì lanciato dal Nazareno, in cui dovrebbero finire, invece, Roberto Speranza (Articolo 1) e Enzo Maraio (Psi). Dal centrodestra Giovanni Toti mischia le carte, definendo «il programma di Carlo Calenda per molti aspetti condivisibile». Il dubbio che solleva, subito dopo, è sostanziale: «Non so quanti lo condivideranno nella coalizione di Letta...e quanti invece nella coalizione di centrodestra sarebbero pronti a sposarlo».
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Il Messaggero