La manovra è quasi scritta. Il governo prevede che il testo arrivi in Parlamento la prossima settimana. È già stato definito «un quadro...
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Temi aperti ce ne sono. Come la sugar tax, che non è stata messa nero su bianco, o l'aumento dal 10% al 12,5% della cedolare secca sui canoni concordati e la 'fusione' di Imu e Tasi. Da definire ancora poi il capitolo della flat tax per le partite Iva fino a 65mila euro. Agli argomenti 'sedimentati' nel dibattito, ogni giorno se ne aggiungono di nuovi.
Il deputato Pd Emanuele Fiano ha chiesto che nella legge di bilancio vengano trovate «le risorse necessarie per portare a compimento il rinnovo dei contratti per i comparti sicurezza, soccorso pubblico e difesa», temi su cui «la Lega ha promesso molto ma poi non ha realizzato niente». Per questo capitolo dovrebbero già essere state trovate le prime risorse, circa 30 milioni.
Italia Viva e i dem hanno rimesso sul tavolo anche il bonus cultura per i diciottenni, in scadenza a fine 2019. Il governo è intenzionato a rinnovarlo, ma l'investimento dovrebbe calare da 240 milioni a 160 milioni. Malgrado la minore disponibilità, Pd e Iv chiedono di fare in modo che la cifra a disposizione dei neo maggiorenni resti di 500 euro ma il rischio è che il bonus sia quasi dimezzato. Per riuscirci, puntano «sul fatto che non tutti i diciottenni lo hanno usato nel passato».
Stesso ragionamento sull'Art bonus, cioè i benefici fiscali per chi faccia donazioni per il sostegno della cultura (come i restauri di monumenti o gli investimenti in favore di archivi e biblioteche). «Nella legge di bilancio - ha detto il ministro ai beni culturali Dario Franceschini - stiamo ragionando di suggerire al Parlamento la possibilità di estenderlo agli Istituti italiani di cultura all'estero». Alle spese di aggiungere, potrebbero esserci anche quelle annunciate tempo fa dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, che intende allargare la platea dei beneficiari dei contributi fino a 50 euro per l'acquisto di decoder che possano 'adattarè le vecchie tv al nuovo digitale terrestre. Fra i punti fissi della manovra, resta la web tax, un'imposta del 3% sui ricavi delle multinazionali dell'on line.
L'idea sarebbe quella di destinare il 5% degli introiti all'editoria.
Il Messaggero