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Il personaggio, si sa, non ama correre il rischio di passare inosservato. E non è nuovo alla tentazione di preferire i panni dello showman al doppiopetto istituzionale. Ma che le parole del Cavaliere potessero esplodere come una bomba sulla strada verso il governo Meloni forse nessuno, in casa centrodestra, se lo aspettava. Eppure è questo l'effetto che a metà pomeriggio fanno le dichiarazioni di un sempre più scatenato Silvio Berlusconi.
Lo sconcerto di Meloni dopo le dichiarazioni di Berlusconi: così si fa male da solo
È un crescendo, quello dell'ex premier. Nei toni e nei contenuti. Un'escalation che comincia con la lista dei ministri dettata all'uscita da Montecitorio (da Saccani all'Università a Casellati alla Giustizia, salvo poi essere smentito poco dopo) e finisce con quell'audio rubato in cui il Cav si definisce «il primo dei cinque veri amici di Putin». Che racconta «per il mio compleanno mi ha mandato venti bottiglie di vodka e una lettera dolcissima. Io gli ho risposto con bottiglie di lambrusco e una lettera altrettanto dolce».
In mezzo oltre alla vecchia barzelletta su Berlusconi, Biden e il Papa su un aereo...
LA LISTA
Le nuvole, però, tornano ad addensarsi nel pomeriggio. Quando Berlusconi lascia la riunione con gli eletti a Montecitorio e sciorina una lista di componenti del futuro governo. «Il ministro della Giustizia esordisce il Cavaliere di fronte ai giornalisti che lo incalzano sarà l'ex presidente del Senato Casellati». Salvo essere smentito poco dopo da FdI. Ma l'ex premier è un fiume in piena: «Saccani all'Università, Pichetto Fratin all'Ambiente, Tajani agli Esteri e sarà anche vicepremier, come Salvini». Una mossa che subito viene bollata come uno sgarbo istituzionale: sia nei confronti del Colle (è il presidente della Repubblica che nomina i ministri) sia della premier in pectore, che sulla composizione dell'esecutivo ha sempre evitato di entrare nel merito.
Non è che l'antipasto. Perché a stretto giro cominciano a rimbalzare quelle dichiarazioni sui rapporti «riallacciati» con Putin. All'inizio i forzisti le bollano come riferite a un episodio del passato, risalenti al 2008. Ma poi ecco l'audio che inchioda il Cavaliere: «I ministri russi hanno già detto in diverse occasioni che siamo noi in guerra con loro, perché forniamo armi e finanziamenti all'Ucraina. Io non posso fornire il mio parere perché se viene raccontato alla stampa viene fuori un disastro, ma sono molto, molto preoccupato...». Poi l'aneddoto sulla «vodka» e sul «lambrusco», e su quelle «lettere dolcissime» con il capo del Cremlino.
L'AUDIO
Al primo audio ne segue un secondo, anch'esso registrato durante la riunione finita poche ore prima: «La signora Meloni lamenta il leader azzurro si è tenuta la presidenza del Senato, e io le ho detto che deve imparare da capo di un governo almeno ad usare il condizionale. Quando parli dei tuoi alleati continua dovresti dire il Senato mi piacerebbe tenerlo per FdI, e non il Senato è mio, perché così non si fa». E poi ancora: «Gli abbiamo chiesto tre ministeri e mi ha riso in faccia, ne ho chiesti due e ha riso ancora».
È una nuova goccia che rischia di far traboccare il vaso. Tanto più che, mentre le parole al veleno del Cavaliere invadono i siti dei giornali, lui twitta una foto che lo ritrae sorridente in gelateria con la compagna Marta Fascina: «Dopo una giornata tra Camera e Senato, Marta ha optato per un buon gelato, mentre io non ho resistito ad una crêpe». Sipario.
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Il Messaggero