Il conto alla rovescia è cominciato: mancano trenta giorni alle elezioni regionali del 26 gennaio, quando Emilia-Romagna e Calabria andranno al voto per rinnovare la guida...
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Il Cav, con una lettera ai fratelli Occhiuto, ha chiesto loro di desistere dall'idea della presentazione di una lista autonoma e di appoggiare Santelli, rinunciando - scrive - a «scelte che avvantaggerebbero solo i nostri avversari. Ma anche nel centrosinistra la situazione è in fibrillazione: dopo il passo indietro di Mario Oliviero, l'imprenditore Pippo Callipo ha incassato il sostegno di tutta la coalizione, che si è riunita per invocato candidature da inserire in lista nel segno della legalità e nel rispetto del codice etico del Pd. Settimane di liti, veti incrociati, passi avanti e passi indietro, non potranno però non avere un effetto sulla campagna elettorale e l'esito delle elezioni. Da sabato, in ogni caso, comincerà ufficialmente la campagna elettorale, anche se, soprattutto in Emilia-Romagna, la tensione è già piuttosto alta da un paio di mesi. A Bologna, le principali coalizioni sono sostanzialmente coese e le candidature definite da tempo: la leghista Lucia Borgonzoni cercherà la storica impresa di strappare al centrosinistra la sua regione bandiera.
Al governatore uscente Stefano Bonaccini il compito di difenderla e di difendere anche i sempre fragili equilibri della maggioranza del governo che non sarà, inevitabilmente, indifferente ai risultati delle elezioni. Le regionali del 26 gennaio saranno un banco di prova anche per il Movimento 5 Stelle che dopo un lungo tira e molla sulla possibilità di un'alleanza con il Pd, alla fine ha deciso di correre da solo e misurare le proprie forze, con Francesco Aiello in Calabria e Simone Benini in Emilia-Romagna. Dopo le formalità burocratiche delle presentazioni delle liste e dopo un veloce brindisi di Capodanno, la campagna elettorale entrerà nel vivo e non conoscerà più soste. Tensione e attenzione sono destinate a salire con il passare delle settimane, con Matteo Salvini che cercherà di usare il risultato delle urne per dare al governo il colpo del kappaò e Stefano Bonaccini che traccerà lungo la via Emilia la linea del Piave del Pd e forse anche del governo Conte. Consapevole che la sconfitta del centrosinistra in Emilia-Romagna assomiglierebbe più alla fine di un'epoca che a un pur complicato passaggio politico da gestire.
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Il Messaggero