Barbara Balzerani, la prof Di Cesare celebra l'ex Br: «Addio compagna Luna». La Sapienza: «Sconcertati»

La rettrice Polimeni: «Questa università ha pagato un altissimo tributo di sangue»

Barbara Balzerani, la prof Di Cesare celebra l'ex Br: «Addio compagna Luna». La Sapienza: «Sconcertati»
Esiste nelle università italiane, sul pessimo esempio di quelle americane, un mondo accademico molto radicalizzato, popolato di cattivi maestri, di filosofi e cattedratici...

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Esiste nelle università italiane, sul pessimo esempio di quelle americane, un mondo accademico molto radicalizzato, popolato di cattivi maestri, di filosofi e cattedratici che gustano l’estetica dell’estremismo arrivando perfino a giustificare la violenza. E in questo caso, il caso di Donatella Di Cesare, docente alla Sapienza, il terrorismo. «La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna. #barbarabalzerani». Questo il post poi cancellato, scritto su X da Di Cesare, ordinaria di Filosofia Teoretica, a commento della morte della brigatista Balzerani, scomparsa l’altro giorno a Roma. E poi: «Sono stupita per la bufera che si è sollevata. Appartengo a quella generazione, ma non ho mai condiviso i metodi violenti». Un’autodifesa bislacca. Ed era ovvio che l’elogio di Balzerani, che partecipò all’agguato contro Moro in via Fani e non s’è mai pentita dei rapimenti e degli attentati commessi, avrebbe sollevato polemiche. Altro che «si vogliono zittire gli intellettuali che non la pensano come la destra al governo», come dice la filosofa super combat. La quale considera l’attuale maggioranza politica «in continuità con il fascismo», vede «la democrazia in pericolo», reputa il comunismo una spinta all’«emancipazione» e adora - da studiosa o pseudo-studiosa di Heidegger - il movimento del ‘77 nella sua anarchia e distruzione, creatività e violenza.

Balzerani, bufera sul post della prof Di Cesare: «La tua rivoluzione è la mia». Rettrice della Sapienza: «Sconcertata»

LE REAZIONI
La rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, ha espresso «sconcerto per le dichiarazioni di Di Cesare a nome di tutta la comunità accademica». E si legge in una nota: «Polimeni ricorda l’altissimo tributo di sangue pagato da questo ateneo nella stagione del terrorismo, conferma la ferma condanna di ogni forma di violenza e prende le distanze da qualsiasi dichiarazione di condivisione o vicinanza a idee, fatti e persone che non rispettano o hanno rispettato le leggi della Repubblica e i principi democratici espressi dalla Costituzione». 

Alla Sapienza vennero uccisi Vittorio Bachelet, Ezio Tarantelli e, dalle nuove Br, Massimo D’Antona. E lo stesso Moro insegnava sotto la Minerva. Sangue su sangue. E la Di Cesare elogia i brigatisti? Sì, eccome. Da vera esponente di quella corrente filosofico-accademica che fa dell’estetica della rivoluzione la propria predicazione e che, una volta morto Toni Negri, ha come guru il professore Giorgio Agamben, quello che in nome dell’anti-Stato guidò la rivolta accademica contro l’obbligatorietà dei vaccini durante l’emergenza Covid. 

STAR ANTAGONISTA


E s’intitola «Democrazia e anarchia» l’ultimo saggio di Di Cesare, spesso ospite tivù, che verrà presentato il 23 marzo all’auditorium nella rassegna Libri come, con il mondo antagonista-studentesco che non vede l’ora di andare a fare il tifo per la pasionaria. Il paradosso è che Di Cesare elogia Balzerani ma il suo amore per la brigatista non era corrisposto da quest’ultima quando era in vita. Un anno fa, la filosofa - che è ebrea e tifa per Israele - stroncò su Fb le tesi di uno storico che criticava il sionismo. Intervenne Balzerani, ultra filo-palestinese: «E puntuale come le disgrazie arriva la filosofa che rappresenta il nostro mondo accademico che nessuno ci invidia!». Forse l’unica cosa giusta detta da Balzerani. Di fatto anche la sinistra (con il senatore Verducci e non solo lui) stigmatizza il tweet di Di Cesare, mentre il centrodestra (da Salvini a Ronzulli, agli Fdi Donzelli, Foti e Rampelli) chiede che venga rimossa quanto prima dall’incarico. Una voce che gira (rimozione o sanzione), ma non sarà facile.
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Il Messaggero