Nazionalizzazione: torna la parola che a molti leghisti non piace. "Non siamo mica in Unione Sovietica!", è il mood nel Carroccio. Ma di...
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Ma "nazionalizzazione" è parola che fa orrore al governatore della Liguria, il forzista Giovanni Toti: «Non è questa la strada da seguire. E continuo a ritenere che economia e Stato siano separati. Sulla nazionalizzazione degli istituti di credito mi trovo proprio in disaccordo. Carige ha risorse e forze per rialzarsi sulle proprie gambe».
Sul punto è intervenuto anche Pietro Modiano che assicura: «Nazionalizzazione non è sul tavolo, non è necessaria». Per Giancarlo Giorgetti, sottosegretario leghista a Palazzo Chigi, quella della nazionalizzazione è un'ipotesi concreta: «Lo vedremo esattamente tra due, tre, quattro, cinque settimane. Nel decreto legge, nella seconda parte, c'è scritto che la ricapitalizzazione precauzionale passa attraverso altri organismi, Banca Centrale Europea e Commissione Europea. Quindi non dipende solo da noi».
Nazionalizzare piace insomma soprattutto ai 5 stelle. Per altri è un ritorno indietro. Ma la parola a lungo considerata tabù, nei decenni in cui almeno retoricamente andava di moda anche a sinistra la rivoluzione liberale, è tornata. E affascina e spaventa. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero