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Dietrofront. Una proroga delle concessioni balneari non vale uno scontro frontale con la Commissione Ue. È la convinzione che ha spinto ieri la pattuglia di Fratelli d'Italia in Parlamento e al governo a inserire la retromarcia. Togliendo dal pacchetto di emendamenti segnalati al decreto Milleproroghe la proposta a firma della senatrice di FdI Lavinia Mennuni che chiedeva di cancellare tout-court la scadenza del 31 dicembre 2023 come termine ultimo per mettere a gara le concessioni.
LE TRATTATIVE
Mentre il governo tenta di lasciarsi alle spalle il caso accise, ecco all'orizzonte un nuovo, possibile intoppo nella maggioranza. Divisa sul destino delle spiagge italiane. Pragmatica l'ala governativa di FdI. Così come Raffaele Fitto, il ministro degli Affari europei che del dossier ha discusso giovedì in un incontro a Bruxelles con il Commissario al Mercato interno Thierry Breton. La messa a gara degli stabilimenti entro la fine dell'anno è infatti prevista dalla normativa Ue sulla concorrenza. E sui ritardi dei precedenti governi italiani la Commissione ha già aperto una procedura di infrazione contro l'Italia. Per di più da quest'anno, come anticipato dal Messaggero, a causa dell'inflazione le multe Ue costeranno il 20% in più. Di qui la scelta di non includere l'emendamento Mennuni - senatrice vicina al veterano del partito Fabio Rampelli - nel pacchetto finale che sarà consegnato lunedì.
Scelta però non condivisa dagli alleati di FI e Lega.
IL DECRETO
Quanto ai balneari il governo, ha anticipato ieri la stessa Mennuni, è deciso a intervenire con un decreto per venire incontro ad alcune richieste. L'idea, filtra da fonti vicine alla premier, è dare corpo a «un'interpretazione estensiva della Bolkestein», la direttiva Ue sui servizi detestata dalla categoria. Prevedendo una serie di rimborsi per i concessionari uscenti e dunque penalizzati. La sostanza però non cambia: «Gridare oggi alla proroga significa schiantarci domani contro la Commissione», spiegano dai piani alti di FdI . Tradotto: una mediazione si può trovare, ma nel recinto delle regole Ue. Resta da convincere Forza Italia, di tutt'altro avviso. I senatori azzurri chiedono infatti di procedere subito a una mappatura del demanio. E di verificare se davvero le spiagge italiane rientrino sotto l'ombrello della legge sulla Concorrenza Ue, che ha un solo presupposto per entrare in azione: la «scarsità» dei servizi offerti. Di indietreggiare non se ne parla, «Giorgia ha promesso di difendere i balneari...» mugugnano dal partito di Berlusconi decisi a mettere il cappello su un bacino elettorale di tutto rispetto. Tra di loro c'è chi ricorda con malizia che la delega ai balneari (negata alla ministra del Turismo Santanché per evitare un conflitto di interesse), non è stata ancora assegnata. E dunque è nelle mani della premier, cui spetterà un'altra volta il compito di trovare il bandolo della matassa.
Il Messaggero