«Il cambiamento epocale», come lo definisce la Lega, potrebbe materializzarsi oggi al termine del vertice convocato per le 14 a palazzo Chigi. L'accordo...
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LA SFIDA
I sindacati dell'Anief confermano «netta contrarietà» alla regionalizzazione della scuola e, alla luce della riunione di governo di oggi annunciano «fin da adesso che raccoglierà le firme per un referendum abrogativo e metterà a disposizione dei governatori delle altre regioni non coinvolte». Sulla stessa linea Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc Cgil, che attacca Bussetti per aver detto ieri che il suo modello si ispira a quello della Val d'Aosta e del Trentino, «dove risorse, orario, piano di studio, contratti di lavoro, mobilità, aggiornamento del personale docente e reclutamento dei dirigenti scolastici, non sono più nazionali». Per la Cgil dicendo ciò «si confessa candidamente che il sistema scolastico e di istruzione non esisterà più perché diventa regionale a statuto speciale. Non è questo che si legge in Costituzione».
Se si arriverà ad un'intesa nella maggioranza, resta comunque sempre valido e necessario il passaggio in Parlamento dei singoli accordi. La Lega ha dovuto cedere sull'emendabilità dei testi. Camera e Senato dovranno quindi decidere se trasferire o meno singole materie alle regioni che ne hanno fatta richiesta. Dopo numerosi rinvii e resistenze da parte dei grillini è possibile che oggi si arrivi ad un'intesa e che già dalla prossima settimana possano essere esaminate in Consiglio dei ministri singole bozze di accordo tra Stato e singole regioni. Dopo i ripetuti ultimatum, anche da parte della Lega potrebbe esserci oggi un tono più morbido. Strappare un sì di facciata, e poi rischiare in Parlamento di non avere i voti del M5S, è pericoloso anche per Salvini che non può presentarsi con un pugno di mosche ai suoi governatori del Nord, Fontana e Zaia, che da settimane premono.
IL RITORNO
Sul tema dell'istruzione non ci sono però solo i sindacati sul piede di guerra. I grillini non sembrano infatti disposti a cedere perché temono che la delega alle regioni del comparto istruzione penalizzi le regioni del Sud e premi quelle del Nord accentuando il divario di risorse già esistente per via dell'autonomia scolastica che hanno i singoli istituti. Quanto sia delicato il passaggio, è ben noto anche al presidente del Consiglio. D'altronde sulla scuola si sono materializzate sconfitte politiche per molti esecutivi e differenti maggioranze.
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Il Messaggero